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~ Quando diciamo "castello", la fantasia porta ad evocare un universo fantastico e meraviglioso popolato di dame e cavalieri, di assedi e di duelli, di amori e delitti, storie e leggende, nelle pietre dei castelli sono incisi secoli di storia. In questo Blog voglio condividere la mia passione per questo tipo di architetture, scoprire insieme le diversità da stato a stato, le loro bellezze, la loro storia e i loro misteri. Un anticipato GRAZIE alla collaborazione di Wikipedia, l'enciclopedia libera. per la realizzazione dei contenuti ! Se hai foto, articoli di castelli oppure rievocazioni storiche da segnalarmi la mia e-mail è : castlesintheworld@yahoo.it

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Archivi tag: Longobardi

Castello Chiola

22 giovedì Ott 2015

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Castelli della provincia di Pescara, Castello con fantasma, castello del IX secolo, castello medievale, famiglia Chiola, le crociate, Longobardi, Loreto Aprutino, normanni, San Tommaso d’Aquino

A medieval castle houses a prestigious hotel in Loreto Aprutino. castello chiola

Il Castello Chiola, arroccato sulla cima del colle su cui sorge il borgo antico di Loreto Aprutino, gode di una posizione privilegiata tra i monti del Gran Sasso, quelli della Maiella e la costa adriatica.Castello Chiola

La presenza di una struttura fortificata nel punto in cui sorge il castello, è testimoniata da tempi remoti, addirittura dall’anno 864 d. C.; i primi documenti storici infatti, riferiscono che il sito, nel periodo alto medioevo, fu un presidio Longobardo e successivamente, nel 1071, avamposto dei Normanni.Castello Chiola

In età basso medievale, dal XIII secolo, la struttura fu dimora di nobili famiglie feudali, dai D’Aquino, ai D’Avalos, ai Caracciolo, fino a diventare di proprietà della famiglia Chiola che qui visse dal 1843 al 1995.

Proprio grazie ai Chiola il castello, che all’epoca versava in condizioni di fatiscenza, venne restaurato e trasformato nell’attuale palazzo dall’architetto Francesco Valentini, che ne attuò un’originale rilettura in chiave neo-cinquecentesca.Castello Chiola

La leggenda vuole che a Loreto Aprutino si sia fermata la famiglia di San Tommaso d’Aquino di ritorno dalle crociate e che, proprio soggiornando nel Castello, il piccolo Tommaso abbia compiuto il “miracolo delle rose”. Oggi è il Santo protettore del paese insieme a San Michele Arcangelo e San Pietro.
Dimora di nobili famiglie, carcere, ospedale militare, caserma degli eserciti invasori nei secoli il maniero medievale ha cambiato aspetto e residenti, conservando intatti aspetti architettonici, fascino e mistero. Castello ChiolaE proprio “misteriosa” e suggestiva è l’aria che si respira, animata dalla leggenda del fantasma che dimora al terzo piano del castello e i cui gemiti e poi grida vengono di tanto in tanto uditi dagli ospiti! È il sensuale fantasma di Sharan, la bella creola che, secondo la leggenda, si gettò dalla torre più alta del maniero per sfuggire alle voglie del conte Silveri.
Qualche anno fa furono i dipendenti dell’hotel a notare rumori e grida inquietanti provenienti dal terzo piano.Castello Chiola

Nei mesi scorsi, invece, alcuni turisti britannici hanno denunciato al direttore del Chiola di aver ascoltato durante la notte rumori strani, voci e sospiri, a sentire i lamenti della bella Sharan sono stati dei signori inglesi e scozzesi, che di fantasmi se ne intendono, abituati come sono ai loro castelli “dannati”.Castello Chiola

Secondo la storia il fantasma per liberarsi deve venire a contatto diretto con un essere umano. Finora questo non è avvenuto e il suo spirito continua a “chiamare” ogni notte affinché qualcuno lo liberi.Castello Chiola

Oggi, dopo un raffinato restauro promosso da Intendenza delle Belle Arti e Comunità Europea, si propone come struttura alberghiera e congressuale di altissimo livello. Il Castello deve il suo nome alla famiglia Chiola, ultima proprietaria e qui residente dal 1870 al 1995, suite e camere preziose, una corte interna che rappresenta l’anima del Castello e scenario ideale per incontri, rassegne di musica jazz, installazioni artistiche e presentazioni.Castello Chiola

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Castello Scaligero di Malcesine

16 giovedì Lug 2015

Posted by castlesintheworld in Castelli, Castelli d'Europa, Castelli d'Italia, Castelli del Veneto

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Castelli del lago di Garda, Castelli della provincia di Verona, castello del XIII secolo, castello medievale, Castello Scaligero, Castello sul lago, Castello sulla roccia, famiglia degli Scaligeri, Franchi, Goethe, Il Castello, lago di Garda, Longobardi, Repubblica di Venezia

Il Castello Scaligero di Malcesine è un castello medievale (anche se la rocca originaria pare di origine più antica) considerato il simbolo della cittadina di Malcesine, località sulla sponda nord-orientale del Lago di Garda, in provincia di Verona.Castello Scaligero di Malcesine

Il castello si trova sul lungolago, nella parte nord-occidentale del centro storico di Malcesine, il castello è adagiato su uno sperone roccioso che dà sul lago.Castello Scaligero di Malcesine

Un primo castello in loco venne costruito probabilmente dai Longobardi intorno alla prima metà del primo millennio d.C. il castello venne distrutto dai Franchi nel 590 e da essi ricostruito nell’ 806 e dal 1277 al 1387, il castello fu riedificato e divenne la residenza degli Scaligeri.Castello Scaligero di Malcesine

Il castello, passato nel corso dei secoli nelle mani di Longobardi, Franchi, Scaligeri, Veneziani, Visconti, Francesi ed Austriaci, è stato reso famoso anche dai disegni e dalle descrizioni fornite dallo scrittore tedesco Goethe nel suo Viaggio in Italia tra il 1813 e il 1817, allo scrittore è dedicato un museo e un busto in una delle sale del Castello, l’ex polveriera realizzata dagli Austriaci.Castello Scaligero di Malcesine

Nel maggio del 1513 il condottiero Scipione Ugoni al servizio della  ricevette il compito dal provveditore salodiano Daniele Dandolo di attaccare Malcesine, fedele agli imperiali tedeschi. Alla testa di 300 fanti, cui si unirono gli abitanti di Gargnano, attaccò via lago Malcesine e ne espugnò il castello uccidendo 18 terazzani e perdendo solamente 3 uomini; nell’azione catturò il castellano tedesco ed un ricco cittadino veronese, che furono condotti prigionieri a Salò assieme ad un notevole bottino.Castello Scaligero di Malcesine

Oltre al museo dedicato a Goethe, nel castello sono stati anche allestiti un Museo di storia naturale del Garda e del Baldo e un Museo della pesca, ecc. negli ultimi anni, si è diffusa la tradizione di celebrare matrimoni nel castello.Castello Scaligero di Malcesine

Prossimo ad un altro castello scaligero, il Castello Scaligero di Torri del Benaco, il Castello di Malcesine è monumento nazionale dal 1902, la visita al Castello oltre che offrire una parentesi culturale e distensiva, consente di osservare dalla piattaforma delle artiglierie detta ‘revelino’ e soprattutto dalla sommità della torre una panoramica completa e affascinante dell’intero territorio, uno spettacolo grandioso che sicuramente resterà impresso nella vostra memoria.Castello Scaligero di Malcesine

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Castello di Prata Sannita

12 martedì Mag 2015

Posted by castlesintheworld in Castelli, Castelli d'Europa, Castelli d'Italia, Castelli della Campania

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Alfonso I d'Aragona, architettura angioina, borgo medievale, Castelli della provincia di Caserta, Castelli Longobardi, castello del IX secolo, cavalieri del Santo Sepolcro, Cavalieri Templari, Cavalieri Teutonici, conti Pandone, Federico II di Svevia, fortezza medievale, Il Castello, Longobardi

Castello di Prata SannitaIl Castello di Prata Sannita  fu edificato per la prima volta nel IX secolo, il castello di Prata fu distrutto nel 1134 e fu interamente ricostruito nel XV secolo tipico dell’architettura angioina, quando il feudo di Prata pervenne ai Pandone che dotarono il Borgo di un muro di cinta a protezione dell’abitato.
Castello di Prata Sannita
Nel corso del IX secolo nacque il borgo come vero e proprio agglomerato fortificato: a causa delle continue invasioni, infatti, la popolazione si trasferì su un’altura difficilmente accessibile. Al fine di rendere ancora più sicura la difesa del borgo, vennero costruite le torri e la cinta muraria e, nello stesso tempo, i signori longobardi costruirono il primo nucleo del castello che venne ampliato, fortificato e ristrutturato nel secolo XIV, sotto la dinastia dei conti Pandone.
Castello di Prata Sannita
Le famiglie che si sono succedute nel possesso del castello e della Baronia e che hanno dato lustro a alla terra di Prata furono i Villacoublay, i Capuano, i Sanframondo e i Pandone. Nel 1500 il feudo passa alla famiglia Rota e nel 1600 alla famiglia Invitti che lo detennero fino al XIX secolo per poi giungere fino alla Famiglia Scuncio che lo detiene da oltre centocinquanta anni.
Castello di Prata Sannita
Dall’aspetto, maestoso e solenne, traspare l’architettura militare angioina con le sue quattro torri cilindriche che superbamente si elevano al cielo: da esse, dalla mole dell’edificio dai cui spalti si domina buona parte della Media Valle del Volturno, e dalla struttura solidamente fortificata, si può dedurre che il castello ha avuto un ruolo militare strategico, soprattutto dal punto di vista difensivo.
Castello di Prata Sannita
Nel corso degli anni il Castello subì numerose trasformazioni ma, quando venne meno la funzione difensiva, nel castello si istituì una scuola che insegnava le buone maniere, la cortesia, il nuovo concetto dell’amore. Ciò per uniformarsi alle nuove concezioni sorte in Francia, diffusasi gradatamente in tutta Europa e, di conseguenza, in Italia.
Castello di Prata Sannita
Divenuto centro culturale importante, vi affluirono numerosi giovani appartenenti alle più nobili famiglie. Il castello fu visitato dall’imperatore Federico II di Svevia e insieme a lui raggiunsero il maniero i Templari, i cavalieri del Santo Sepolcro e i cavalieri teutonici. È solo uno degli episodi che la millenaria storia del castello può suggerire a chi lo visita.
Castello di Prata Sannita
Nelle segrete, incisioni sulla pietra di croci e simboli, testimoniano che il racconto non è leggenda. Vi soggiornò anche Alfonso I d’Aragona. Per accedere al castello bisogna attraversare il portone posto dopo l’ingresso del Borgo in via Portelle e le rampe di accesso in pietra con ampie gradinate e tornanti che terminano con una spianata dalla quale si domina buona parte del Borgo.
Castello di Prata Sannita
Di forma rettangolare, il castello si articola intorno ad un cortile, la cui pavimentazione ricopre una cisterna dove confluiscono le acque piovane. Subito dopo l’arco d’ingresso al borgo, un portone introduce alle rampe d’accesso al castello, costruite in pietra ad ampie gradinate. Il portone d’ingresso si apre su un androne in pietra viva e su una scalinata che separa le due ali del palazzo. Le stanze abitate sono distribuite su tre piani.
Castello di Prata Sannita
Il piano terreno ospitava anticamente i locali della servitù; precede il vano delle cantine e, poi, della prigione, che occupa la base della Torre piccola, un vano circolare sulle cui pareti sono incise le emozioni dei prigionieri.
I due vani, posti dopo il cortile, mostrano gli accorgimenti difensivi nella costruzione del castello. Nel vano più spazioso dell’ala sinistra sono visibili zone d’intonaco dipinto, la cappa di un camino e finestroni circolari che guardano verso il cortile.

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Da qui si accede alla torre Nord dove vi sono un affresco con racemi e una piccola Annunciazione. Il secondo vano, al quale si accede mediante una scala ottocentesca in cotto, ripercorre la suddivisione delle stanze del secondo piano; da qui è possibile raggiungere la terrazza posta sulla Torre piccola e ammirare l’intero Borgo fino alle pianure di Venafro e la valle di Pratella.
Castello di Prata Sannita

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Castello Ducale di Bovino

10 domenica Mag 2015

Posted by castlesintheworld in Castelli, Castelli d'Europa, Castelli d'Italia, Castelli della Puglia

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Angioini, barbacane, bifora gotica, bizantini, borgo medioevale, Castelli della provincia di Foggia, Castello del XI secolo, castello ducale, castello medievale, Castello Normanno, Don Giovanni de Guevara, Drogone il Normanno, Duca di Bovino, Estendardo, famiglia De Guevara, famiglia di Loretello, Federico II di Svevia, Giovan Battista Marino, Il Castello, Longobardi, Maria Teresa d’Austria, papa Benedetto XII, papa Gregorio XIII, papa Innocenzo VIII, re Filippo di Spagna, Regno di Napoli, Torquato Tasso

 

Castello Ducale di Bovino.Il Castello Ducale di Bovino si colloca su uno sperone roccioso e domina su tutto il “Vallo di Bovino”, famoso per le scorrerie di briganti che, fino all’avvento dell’Italia unita, presero ad assaltare e depredare carovane e carrozze che, dalla Campania, per raggiungere il versante adriatico, erano costrette ad attraversare questa angusta e pericolosa gola tra le montagne.

Castello Ducale di Bovino

 Nel cuore del centro storico, tra i vicoli del borgo medioevale e nel verde di una natura rigogliosa.

Voluto nel 1045 da Drogone il Normanno, venne successivamente ampliato da Federico II di Svevia, che costruì anche il Cassero, residenza del luogotenente del suo esercito. Nel 1600 fu Don Giovanni de Guevara, nobile di Spagna, che dal re Filippo di Spagna aveva ottenuto il titolo di Duca di Bovino, a trasformarlo in una splendida residenza. Castello Ducale di Bovino

La sua posizione strategica è testimoniata dalla continuità di occupazione resti di fortificazioni romane presenta la particolare torre a cavaliere, secondo la tradizione locale; poi, baluardo difensivo dei Longobardi e dei Bizantini, come sembra attestare la torre “a cavaliere”; maniero, in età feudale, sotto la famiglia di Loretello, Signori di Bovino dal 1059 al 1182.

Castello Ducale di Bovino

Alla fine del XI secolo, il generale Drogone, a capo delle truppe normanne, lo rase al suolo e sulle sue rovine eresse il nucleo iniziale del Castello, attorno alla torre circolare adagiata sul barbacane tronco piramidale.

Castello Ducale di Bovino

Alle sue spalle, il Cassero è quanto rimane della residenza del luogotenente dell’esercito di Federico II di Svevia, del cui passaggio ne è una chiara testimonianza la bifora gotica, che originariamente ornava, assieme ad altre, le finestre del Cassero stesso e che oggi si ammira sulla facciata principale del Castello.

Castello Ducale di Bovino

Nei secoli successivi, il Castello fu a più riprese sfruttato sia per la sua posizione strategica sull’arteria stradale che attraversava la valle, ma anche come luogo di residenza e soggiorno da personaggi e dinastie di grande fama: Manfredi, figlio di Federico II; gli Angioini, sovrani del Regno di Napoli, gli Estendardo, loro parenti, e la famiglia spagnola dei de Guevara, residenti fino al 1961.

Castello Ducale di Bovino

Sotto la loro dominazione, il Castello fu ampliato con la creazione, sul lato est e sud, di un ampio corpo di fabbrica, dalla tipica architettura seicentesca, di una torre dell’orologio del 1700 e di un elegante giardino pensile. Qui furono ospitati importanti letterati, come Torquato Tasso e Giovan Battista Marino, e illustri personaggi, tra i quali si annoverano il papa Benedetto XII e Maria Teresa d’Austria.

Castello Ducale di Bovino

Le stanze del Palazzo Ducale offrono al visitatore la possibilità di apprezzare il ricco arredamento e di visitare la piccola ma suggestiva cappella privata con pavimento in maiolica, detentrice di un frammento della sacra Spina della corona di Cristo, di un lembo di porpora della Sua veste e di varie reliquie di Santi, donate dai papi Gregorio XIII e Innocenzo VIII alla corte dei Guevara, loro parenti.

Castello Ducale di Bovino......

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Rocca Borromea di Angera

08 domenica Mar 2015

Posted by castlesintheworld in Castelli, Castelli d'Europa, Castelli d'Italia, Castelli Della Lombardia

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Angera, casata dei Visconti, castelli del XIV secolo, Castelli della provincia di Varese, Castello arroccato, castello medievale, famiglia Borromeo, famiglia Della Torre, fortezza, giardino medievale, lago Maggiore, Longobardi, Museo della Bambola e del Giocattolo, Rocca, roccaforte

Rocca Borromea di Angera......La Rocca Borromea di Angera è una costruzione fortificata situata nel comune di Angera in provincia di Varese, sulle sponde lombarde meridionali del Lago Maggiore. Si tratta di uno dei castelli meglio conservati del territorio lombardo.

Rocca Borromea di Angera.....

La Rocca di Angera si erge maestosa su uno sperone di roccia che domina la sponda meridionale del Lago Maggiore. In posizione strategica per il controllo dei traffici, fu proprietà della casata dei Visconti, originaria del Verbano, e nel 1449 fu acquistata dai Borromeo, cui ancor oggi appartiene.

Rocca Borromea di Angera...

Da da un punto di vista militare, trovandosi infatti su una collina calcarea alta 200 metri, domina non solo la parte meridionale del Lago Maggiore, ma ha anche una buona vista sulle Alpi, e questo permetteva un controllo anche in caso di invasioni dei nemici oltralpe.

Rocca Borromea di Angera

Il Lago Maggiore era un centro nevralgico per il trasporto dei materiali di costruzioni, quali il granito di Baveno e il marmo di Candoglia, per le grandi costruzioni di Milano, e dalle due fortezze si controllava che si pagassero le tasse dovute. Le uniche barche esenti dal pagamento delle imposte di circolazione erano quelle della Fabbrica del Duomo, che (contrassegnate dalla iscrizione A.U.F.) non solo godeva del diritto di cavare gratuitamente la pietra dalle cave di marmo, ma aveva anche il diritto di transito di queste merci, completamente gratuito.

Rocca Borromea di Angera....

La Rocca di Angera è conosciuta particolarmente per la Sala di Giustizia – uno tra i più antichi ed importanti esempi di pittura di argomento civile del Medioevo occidentale, risalente alla fine del Ducecento – e il Museo della Bambola, unico in Italia e tra i più prestigiosi d’Europa.

Rocca Borromea di Angera.

La struttura difensiva di base della Rocca di Angera risale ad un periodo precedente al X secolo, quando venne fondata dai Longobardi ed adibita a roccaforte di difesa e controllo. Le attuali mura della Rocca risalgono invece a secoli successivi, quando venne ricostruita e modificata in gran parte dalle famiglie Visconti e Della Torre.

Rocca Borromea di Angera

Dopo il 1277 entrambe le fortificazioni diventano possedimenti vescovili in seguito alla Battaglia di Desio con la vittoria dei Visconti sui Della Torre, per passare poi alla famiglia Borromeo nel 1449, che ancora possiede la costruzione.

Rocca Borromea di Angera

Al suo interno, un coinvolgente percorso conduce alla scoperta delle imponenti Sale Storiche, impreziosite dal recente allestimento della Sala delle Maioliche, una straordinaria collezione composta da trecento rarissimi pezzi.

Rocca Borromea di Angera

Il museo raccoglie la grande collezione privata della principessa Bona Borromeo di bambole e giocattoli. Unico museo in tutta Italia del suo genere e fra i più importanti di tutta Europa.

Rocca Borromea di Angera

Il Museo della Bambola e del Giocattolo, il più grande d’Europa, stupisce con la sua esposizione che ripropone la storia della bambola e del gioco attraverso l’evoluzione dei materiali, i comportamenti socio-educativi e i legami con arte, costume e moda di ieri e oggi. A fare da cornice è il ricercato Giardino Medievale, ricco di significati simbolici, realizzato a seguito di accurati studi su codici, documenti d’epoca e immagini su manoscritti miniati.

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Castello di Asolo

21 sabato Feb 2015

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Carraresi, Castelli della provincia di Treviso, Castello del X secolo, castello medievale, Caterina Cornaro, doge Agostino Barbarigo, dominazioni barbariche, Eleonora Duse, Ezzelino III da Romano, fortezza, Il Castello, imperatore Ottone I, Longobardi, Palazzo Pretorio, Repubblica di San Marco, Rocca

Castello di Asolo

Il castello di Asolo è una fortezza situata nel centro dell’omonimo borgo, nella parte più elevata della zona abitata, noto anche con il nome di Palazzo Pretorio, fino alla costruzione delle mura medioevali che lo congiungevano alla Rocca, ebbe vita autonoma e, in parte, contrapposta rispetto a questa.

Castello di Asolo

La prima menzione del castrum di Asolo si trova in un atto dell’imperatore Ottone I del 969, ma la denominazione stessa del fortilizio indica che probabilmente esso risale all’epoca romana (poco distante passava tra l’altro la via Aurelia che collegava Patavium alla via Claudia Augusta Altinate).

Castello di Asolo

Certamente il castello, situato in una posizione strategica nell’alta pianura veneta, all’imbocco delle valli del Piave e del Brenta, ebbe vicende notevoli durante le dominazioni barbariche, con alterne distruzioni e ricostruzioni: già i Longobardi provvidero ad accerchiare il castello ed il paese con fossati, palizzate e muri a secco.

Castello di Asolo

Nel XIII secolo l’edificio fu dimora di Ezzelino III da Romano; alla caduta di costui passò ai Carraresi, signori di Padova, e dal 1261 alla città Comunale di Treviso.

Castello di Asolo

La dominazione Veneziana, dal 1393 fino alla caduta della Serenissima del 1797, fu il periodo di massimo splendore del castello e del borgo stesso: i veneziani ne fecero infatti un importante baluardo, migliorando la struttura difensiva della rocca, potenziando le mura di cinta dell’intero complesso e ristrutturando il castello.

Castello di Asolo

Dal 1489, il fortilizio fu affidato a Caterina Cornaro, già regina di Cipro, che assieme alla signoria del borgo ricevette dal doge Agostino Barbarigo, quale “indennizzo” per aver abdicato a favore della Repubblica di San Marco, diverse residenze (famoso è il complesso di Altivole, di cui oggi rimane solo una barchessa, meglio nota come Barco della Regina Cornaro).

Castello di Asolo

Il castello divenne dunque sede ufficiale della corte ed ospitò gli illustri ospiti della regina (tra gli altri l’umanista Pietro Bembo che qui ambientò Gli Asolani), alla morte della Cornaro l’edificio divenne sede pretoria veneziana.

Nel corso dei secoli il castello perdette di importanza fino a diventare deposito: la torre fu perfino utilizzata quale corpo per un mulino a vento. Nel 1798 il vasto salone interno fu trasformato in teatro, mentre un’intera ala venne demolita nel 1820.

Castello di Asolo

L’elegante struttura architettonica del teatro, smontato nel 1930 per far spazio ad una nuova sala cinematografica, fu venduta al collezionista veneziano Adolph Loewi ed è oggi stata rimontata a Sarasota, Florida.

La struttura del Castello è di epoca medioevale. Le mura cittadine vere e proprie, più tarde, congiungevano il castello alla rocca, del complesso originario rimangono parte della cinta muraria, le mura esterne dell’attuale teatro, la Torre dell’Orologio e la Torre mozza detta Reata.

Attualmente all’interno del castello si trova un nuovo teatro intitolato a Eleonora Duse ed un ristorante/bar.

Castello di Asolo

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Castello di Pietra Ligure

20 sabato Dic 2014

Posted by castlesintheworld in Castelli, Castelli d'Europa, Castelli d'Italia, Castelli della Liguria

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bastione, bizantini, Castelli della provincia di Savona, Castelli della Riviera delle Palme, castello del XVIII secolo, castello medievale, Castello sulla roccia, castro romano, castrum bizantino, Del Carretto, feudo dei Doria, fortificazione, Grimaldi di Monaco, Il Castello, Longobardi, Pietra Ligure, pirati saraceni, Rocca, roccaforte, roccaforte dei vescovi di Albenga

 

Castello di Pietra Ligure

Il castello di Pietra Ligure è un edificio difensivo situato alle spalle del centro storico di Pietra Ligure.

L’antico nome di Pietra Ligure era La Pietra, e faceva riferimento all’imponente scoglio calcareo che si trova a levante del centro storico, sopra il quale fu costruito il castro romano.

Castello di Pietra Ligure

Il castello, ingrandito nel periodo delle invasioni barbariche e saracene (VI-IX secolo), era di proprietà vescovile e raggiunse le sue attuali dimensioni nel XVI secolo. Si ritiene che questo sbarramento naturale, facilmente difendibile, costituisse un caposaldo di confine fra i Bizantini e i Longobardi.

Castello di Pietra Ligure

Il castrum bizantino fu distrutto probabilmente dal re Rotari, ma nello stesso sito sorse nel XII secolo il castello medievale, roccaforte dei vescovi di Albenga, soggetta allora a frequenti attacchi da parte dei Del Carretto di Finale. Ad ovest del castello si sviluppò un borgo, cinto da mura turrite e dotato di cinque porte: la porta della marina protetta da un bastione a sud, la porta di Santa Caterina vicino all’omonimo oratorio campestre a nord, la porta del portino protetta dalla torre di via Rocca Crovara e la porta reale ad ovest, la porta del macello ad est. Dopo alterne vicende, il borgo fu definitivamente ceduto dal papa Urbano VI a Genova, nel 1385, e acquistò notevole importanza quale punta avanzata della Repubblica tra Finale e Loano, .

Castello di Pietra Ligure

Il castello rimase invece proprietà dei vescovi di Albenga, che lo cedettero agli Arnaldo alla fine del Trecento. Passò poi in possesso di altre famiglie patrizie e fu ampliato nel 1550 con l’aggiunta di un’ala verso sud-ovest, di un arco nella parte est oltre alle due garitte. A causa delle scorrerie saracene il piazzale superiore venne armato con due grossi cannoni, che sul finire del XVIII secolo in vista dell’invasione francese vennero rimandati a Genova.

Castello di Pietra Ligure

La parte medievale, alla fine degli anni cinquanta del XX secolo, è stata ristrutturata e trasformata in locale di ritrovo. La solida muratura appoggiata direttamente sulla roccia, la posizione impervia, i passaggi voltati e i bassi locali delle segrete conosciuti come “Grimaldina”, per il fatto che vi furono imprigionati due fratelli Grimaldi di Monaco alla fine del Trecento, giustificano l’importanza che il castello esercitò nel sistema difensivo locale.

Castello di Pietra Ligure

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Castello Di Spessa di Capriva

02 sabato Ago 2014

Posted by castlesintheworld in Castelli, Castelli d'Europa, Castelli d'Italia, Castelli del Friuli Venezia Giulia

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cantine medievali, castello del XII secolo, castello medievale, Collio goriziano, Conte della Torre-Valvassina, Emanuele Filiberto dʼAosta, Giacomo Casanova, Il Castello, Longobardi, Magiari, Maresciallo Cadorna, Maresciallo Diaz, Patriarchi dʼAquileia, Rausser de Ratscha, Repubblica veneziana, Salvatore Segrè, Teresa Mally Jäger

Castello di Spessa

Il Castello di Spessa di Caprica si erge elegante nel cuore del Collio goriziano, immerso nel verde del suo parco secolare, le sue origini risalgono al lontano 1200, dallʼimpero romano ad oggi numerosi reperti ci parlano dellʼorigine romana del castello, realizzato intorno ad una torre dʼavvistamento forse utilizzata in seguito dai Longobardi. Il nome stesso, “Spessa”, deriverebbe dal latino “silva spissa”, che sta ad indicare la ricca vegetazione del luogo. I villaggi della zona, dopo le incursioni dei Magiari alla fine del IX secolo, vennero ricostruiti dai Patriarchi dʼAquileia e le terre affidate al lavoro delle popolazioni slave.

Castello di Spessa

Capriva, il cui toponimo deriva dalla lingua slava parlata, da “kopriva” cioè “Ortica”, visse successive dominazioni: nel 1420 fu assoggettata da Venezia finchè nel 1528 venne definitivamente attribuita agli Asburgo. Fonti storiche certe confermano che nel XV sec. il Castello fosse dimora dei Rausser de Ratscha, famiglia insediatasi a Gorizia nel ʻ400. Nel 1575 Giuseppe Rassauer firmò un atto di matrimonio con il quale concesse in sposa la figlia Giovanna a Sigismondo Conte della Torre-Valvassina al quale recò in dote il podere di Spessa: cominciò così la dinastia dei Torriani a Spessa.

Castello di Spessa

La storiografia ci narra di una discendenza che si contraddistinse per violenze, ruberie, omicidi e condanne da parte sia della Repubblica veneziana sia delle autorità austriache. Sbiadito lʼantico prestigio la casata dei Torriani si divise, e solo la discendenza di Girolamo rimase a Spessa. Il ʻ700 rappresentò per Gorizia la stagione più feconda per le iniziative culturali, economiche e sociali: nel 1773 Luigi Torriano ospitò Giacomo Casanova al Castello e qualche anno più tardi Lorenzo da Ponte futuro librettista di Mozart e uomo di grande cultura. Il XIX secolo fu teatro della decadenza dei Torriani: il figlio di Luigi cedette terreni e unʼala del castello a Teresa Mally Jäger, di Trieste, la quale li cede a sua volta ad un altro triestino, Stefano Alessandro de Marchesetti.

Castello di Spessa
Sarà Emilio Formentini, barone amico dei Torriani a favorire la riunificazione delle proprietà riacquistando i possedimenti di Teresa Mally Jäger. Nel 1880 lʼultimo Torriano di Spessa, Antonio, e Formentini vendettero lʼintero Castello e la tenuta circostante al triestino Rodolfo Voekl il quale affidò allʼarchitetto Ruggero Berlam la riedificazione del palazzo: poco rimase dellʼantica costruzione posseduta dai Rasseur e dai Torriani.

Castello di Spessa

Nel 1906 il castello venne acquisito dal dottor Eduard Roeckerath di Lipsia, con lʼintento di trasformarlo in sanatorio. Lʼidea non si concretizzò visto che solo 5 anni più tardi fu firmato lʼatto di cessione a favore del barone triestino Demetrio Economo di San Serff, il quale ebbe il merito di riunificare lʼoriginaria tenuta che nei decenni precedenti era stata disgregata in piccole proprietà, e di circondare il castello con un magnifico parco che ancor oggi si può ammirare.

Castello di Spessa

Durante la prima Guerra Mondiale il castello venne utilizzato come sede dei comandi militari che ne sfruttarono la posizione isolata, la robustezza, le cantine e i sotterranei. Nel 1916 fu sequestrato agli Economo (austriaci) dallʼesercito italiano; in questo periodo lʼedificio ospita il Maresciallo Cadorna e il Maresciallo Diaz.

Castello di Spessa

Nel 1925 il Senatore Salvatore Segrè compera il Castello di Spessa. Il mecenate triestino, con la moglie Anna Sartorio, opera un significativo recupero architettonico, ma soprattutto riconferisce un ruolo di rinnovato prestigio e fervente mondanità. In questo periodo il castello ospitò personaggi della politica, come il Ministro Luigi Federzoni, dellʼaristocrazia italiana, del mondo industriale e culturale. Anche Emanuele Filiberto dʼAosta soggiornò a Spessa nel 1927. La Seconda Guerra Mondiale interruppe questa fase di rinascita: il castello venne occupato da alti ufficiali americani, ma anche tedeschi.

Castello di Spessa

Questi ultimi utilizzarono come rifugio e deposito il bunker, realizzato negli anni ʼ30, che dalle cantine medievali scende in profondità con una scalinata di settanta gradini e che sbuca con due uscite a metà collina.
Termina la guerra e, scomparsi il Senatore Segrè e la moglie Anna Sartorio, la proprietà del castello passò a Michele Stavro Santarosa, figlio adottivo della coppia, di origini greche ma arruolatosi come volontario nellʼesercito italiano nel 1915.

Castello di Spessa
Il primogenito Giorgio trasforma la tenuta in unʼazienda vinicola e, parallelamente, mise in piedi un allevamento di cavalli creando la razza “ Spessa”, dal quale prese vita una scuderia che ottenne importanti successi.

Nel 1981 la tenuta è stata acquistata dallʼimprenditore friulano Loretto Pali, ed ora è il fiore allʼocchiello della Pali Wines.

Castello di Spessa

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Castello di Vezio

08 giovedì Mag 2014

Posted by castlesintheworld in Castelli, Castelli d'Europa, Castelli d'Italia, Castelli Della Lombardia

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Tag

Anton Gioseffo, castelli del XI secolo, castello medievale, comune di Perledo, conte Francesco Sfondrati, conte Giulio Monti., feudo vescovile, Giovanni Antonio de' Tarelli, Longobardi, ponte levatoio, Rocca, Teodolinda, Val d'Esino

castello di Vezio

Il castello di Vezio di erge su un promontorio sul fondo della Val d’Esino e sovrasta il paese di Varenna, sito nel comune di Perledo in provincia di Lecco; ebbe origine attorno al 1100.

Il perimetro delle mura e delle opere difensive di Vezio si estendeva presumibilmente dalla Foppa allo sperone a strapiombo su cui si erge il castello. All’interno di questo perimetro sorgevano le abitazioni ed i magazzini delle cui fondamenta sono visibili tutt’oggi l’imponenza e la perfezione muraria in molte cantine del centro storico.

castello di Vezio
Che fosse stato teatro di cruenti ed accaniti scontri lo dimostrano i rinvenimenti di armi e di resti umani di varie epoche ed origini.

All’interno delle mura attorno alla torre, vedrete ciò che rimane di questo avamposto militare. Passando su un ponte levatoio si accede alla torre principale, con la possibilità di raggiungere la sua sommità.

castello di Vezio

Dalla cima della torre principale si può godere di un’ampia vista del lago di Como, particolarmente suggestiva nelle giornate più terse.

castello di Vezio

La leggenda raccontata da Anton Gioseffo della Torre di Rezzonico nel suo libro “Larius” provvede alla mancanza di informazioni riguardanti quel citato periodo.
Egli narra che la famosa Teodolinda, regina dei Longobardi, trascorrendo i suoi ultimi anni a Perledo, avrebbe fatto costruire la chiesa di San Martino con l’antico campanile a forma di torre, ed il castello di Vezio unitamente all’oratorio di Sant’Antonio per lasciare una traccia visibile della sua fede nel Cristianesimo.

castello di Vezio
In Lombardia molte sono le localita’ che rivendicano tale tradizione, tuttavia si deve tener conto che l’ordinamento longobardo doveva munirsi di migliori difese militari.
Nel caso di Vezio e’ evidente l’interesse alla ricostruzione del castello andato distrutto a seguito di eventi bellici non precisati.
L’edificio, cos“ com’e’ giunto ai nostri giorni, presenta caratteristiche costruttive di epoca medievale.
Ogni comune allora era cinto da spesse mura, e i castelli e le torri, disseminate sulle alture, avevano per lo piu’ funzione di avvistamento o di punti obbligati per la riscossione dei pedaggi.

castello di Vezio
Il fatto che l’Anonimo Cumano non citi il castello di Vezio nei suoi commentari relativi alla guerra decennale (1118-1127) tra Milano e Como a causa della nomina del vescovo di questa città’, non significa che il castello non fosse precedentemente esistente.

E’ evidente che quando le soldatesche avverse cercarono di penetrare in Varenna, provenendo dal lago, non pensavano di trovare un castello davanti a solide mura e validi difensori.
Il castello non si trovo’ coinvolto, se non marginalmente, nemmeno nel 1244, quando per la prima volta Varenna fu distrutta dai comaschi, ai quali si era ribellata; La popolazione trovo’ rifugio nel maniero che, per la sua posizione, era inespugnabile ed in esso i varennesi ritemprarono gli animi e la forza per ribellarsi di nuovo, quattro anni dopo, durante il giogo comasco.

Castello di Vezio
Anche in questa occasione Varenna venne messa a ferro e fuoco, ma il castello resistette.
Vezio vide trascorrere le Signorie dei Visconti e dei Torriani, le dominazioni dei francesi e degli spagnoli, cosi come sopporto’ i decreti dei veneti e dei signori di Bergamo.
Divenne, con Varenna, un feudo vescovile, quindi passo’ ai Dal Verme e ad altri ancora sinchè non ne vennero investiti il conte Francesco Sfondrati ed i suoi eredi.
L’investitura della costruzione passo’ nel 1631 a Giovanni Antonio de’ Tarelli e l’affittanza, venticinque anni dopo, ad Antonio Tarelli.

Castello di Vezio
In questo periodo il castello venne addirittura riedificato piu’ che riattato.
Lo si deduce da due iscrizioni, dettate dal poeta Parlaschino, le cui ceneri si trovano tuttora a Riva di Gittana, nel territorio perledese.
In merito alla famiglia Tarelli, occorre sottolineare che fu decimata dalla peste che imperverso’ tra il novembre del 1629 e il marzo del 1630.
L’ultima discendente di questa famiglia e’ scomparsa in tempi recenti (1959);
Nel cimitero di Vezio esiste la sua lapide commemorativa.
Nel 1647 le terre di Perledo e Varenna vennero investite nel feudo valtellinese del conte Giulio Monti.
Nel 1778, l’infeudamento di Varenna passo’ alla famiglia Serbelloni, la cui congiunta, Crivelli Serbelloni, mantenne il possesso della torre di Vezio fino all’Ottocento.

Castello di Vezio

Nel 1891 si scoprirono alcune tombe dell’età del ferro e nel 1956 affiorarono spade, elmi e frecce in ferro con cuspide triangolare. La torre principale ha una merlatura quadrata uguale a quella del castello di Cly in Valle d’Aosta. La rocca seguì il destino di Varenna, a cui era stata unita da muri che scendevano fino al lago difendendo il borgo. Divenne un feudo vescovile insieme a Varenna.

Castello di Vezio

 

Siete accolti da un viale in ghiaia che affianca il lato nord del Castello. In primavera sono visibili dei fiori incantevoli. Più avanti, al cancello, a sinistra si nota il lago di Como. Appoggiandovi alla balaustra si vede subito sotto Varenna. Una scalinata in salita porta nel giardino degli olivi. Nei giardini sono presenti dei sotterranei: si tratta di un appostamento del sistema difensivo italiano alla Frontiera Nord verso la Svizzera, impropriamente noto come Linea Cadorna, destinato a battere d’infilata la vallata che da Porlezza scende a Menaggio nel caso di un possibile tentativo tedesco di invasione attraverso il neutrale territorio elvetico.

Castello di Vezio

Il Castello di Vezio ospita un falconiere (talvolta vestito in abiti d’epoca) che gestisce un allevamento di rapaci, curandoli e addestrandoli. I rapaci, ad oggi, sono sei, di cui due poiane di Harris (originarie dell’America centrale), una poiana ferruginosa (Stati Uniti del Nord e Canada), un barbagianni, un falco lanario e un gufo.
In alcuni orari si possono ammirare dei voli spettacolari dei rapaci.

Castello di Vezio

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Castello di Toppo

10 lunedì Mar 2014

Posted by castlesintheworld in Castelli, Castelli d'Europa, Castelli d'Italia, Castelli del Friuli Venezia Giulia

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Castelli Longobardi, castello del XII secolo, Conti di Porcia, Duca Rodoaldo, Il Castello, Longobardi, mastio, Monte Ciavoleìt, Odorico di Scotto, signori di Ragogna, Tommaso di Toppo

Castello di Toppo

Il castello di Toppo si trova su di un’altura, dalla quale si può godere di una bella vista panoramica sulla zona circostante.

A Toppo, piccola frazione del comune di Travesio, si trovano i resti di questo antico castello, che si vuole eretto già al tempo dei Longobardi.

Situato su un poggio ai piedi del Monte Ciavoleìt, il rudere si erge maestoso come un tempo. Infatti, fino ad una decina di anni fa, ciò che restava dell’antico castello era stato inghiottito dalla vegetazione, rendendlo difficilmente accessibile agli escursionisti.

Castello di Toppo

A seguito delle recenti opere di restauro e di disboscamento dell’area circostante è possibile visitarne i resti ed apprezzare la vista mozzafiato che esso offre: infatti, dal Castello è possibile osservare il lembo di terra che dalla piana di Toppo si estende sino al Torrente Meduna.

Secondo la tradizione il Castello di Toppo sarebbe stato eretto già al tempo dei Longobardi e lì avrebbe abitato Ansfrido, colui che si impadronì del Friuli durante un’assenza del Duca Rodoaldo.

Le prime notizie documentarie portano però al 1188, anno in cui Ursino di Toppo ricoprì l’ambita carica di dapifero del Patriarca di Aquileia Gotofredo. Nel 1220 Pandolfo ed Alberto di Toppo cedettero il Castello e il dominio di Toppo ai figli di Sifrido di Ragogna, Engepretto, Brisa, Varnerio. Il ramo della famiglia Ragogna – Pinzano si trasferisce così a Toppo, abbandonando il nome originario ed assumendo quello del castello conquistato.

Castello di Toppo

Sul finire del XIII secolo, per ragioni a noi ignote, il Castello ritornò in possesso dei suoi antichi signori. Nel 1302 Tommaso di Toppo ne vendette una parte ai Signori di Suffembergo. Nel 1314 il Conte di Gorizia tolse il fortilizio a Waterpoldo di Toppo e lo condannò ad una dura prigionia per aver arrecato danni ad Odorico di Scotto, Signore di Montereale.

Nel frattempo, rami del casato degli antichi signori di Ragogna – Toppo si trasferirono altrove, in particolare a Udine, dove presero la cittadinanza.

Nel 1496 la Repubblica della Serenissima cedette la quarta parte del Castello ai Conti di Porcia. Nei secoli successivi il castello andò in rovina, ma i Signori di Toppo si estinsero solo nel 1883, quando morì l’ultimo erede Francesco I.

Castello di ToppoLe opere di restauro e disboscamento effettuate negli ultimi anni hanno reso di nuovo possibile l’accesso al castello ai visitatori che ne possono ammirare i resti.
Il Castello di Toppo fa parte del circuito dei castelli dell’alto Friuli, sorge su di un altura rocciosa situata allo sbocco in pianura delle valli del Meduna e del Cosa, tra i fiumi Meduna e Tagliamento. In mezzo alla boscaglia s’elevano le sue poderose muraglie, ormai ridotte a rudere, a testimonianza dell’antica potenza. Il castello è racchiuso da due cinte murarie tuttora visibili. La più esterna possiede un portale arcuato accanto al quale è situata una chiesetta, adiacente alla cinta stessa, dalla copertura recentemente rifatta con soletta in calcestruzzo, all’interno della chiesetta erano presenti lacèrti di dipinti sbiaditi.

Castello di Toppo

La più interna è la più antica ed è alta più di 15 metri. Si accede al castello percorrendo una rampa in pietra (un tempo forse dotata di scalini) che, addossata lateralmente alla prima cinta, termina con un varco, il presunto ingresso principale al maniero. All’interno della cinta antica è visibile l’unico muro superstite del mastio, che preceduto da un’alta muraglia, ha forma quadrangolare, un perimetro di circa 50 m ed un’altezza massima di 10 metri, è visibile poi la vicina abitazione sui cui muri perimetrali si potevano ancora individuare i timpani che sorreggevano la copertura, alcune finestre, due sedi di caminetti, mensole di sostegno delle banchine dei solai.

Castello di ToppoQuesti ruderi sono visibili dalla strada che conduce da Toppo a Meduno. Si possono raggiungere dalla piazza di Toppo, imboccando via Verdi fino al ruscello, quindi proseguendo per la strada asfaltata (chiusa al traffico automobilistico) che parte da sinistra, dopo circa 1 Km un sentiero semplice conduce ai resti del maniero. Oppure dall’abitato di Toppo, percorrendo il sentiero in salita delimitato da muriccioli in sassi, si accede al castello varcando il portale arcuato della cinta muraria esterna.
In Villa Savorgnan di Lestans e canonica di Solimbergo sono esposti numerosi reperti provenienti dal castello di Toppo.

Castello di Toppo

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