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~ Quando diciamo "castello", la fantasia porta ad evocare un universo fantastico e meraviglioso popolato di dame e cavalieri, di assedi e di duelli, di amori e delitti, storie e leggende, nelle pietre dei castelli sono incisi secoli di storia. In questo Blog voglio condividere la mia passione per questo tipo di architetture, scoprire insieme le diversità da stato a stato, le loro bellezze, la loro storia e i loro misteri. Un anticipato GRAZIE alla collaborazione di Wikipedia, l'enciclopedia libera. per la realizzazione dei contenuti ! Se hai foto, articoli di castelli oppure rievocazioni storiche da segnalarmi la mia e-mail è : castlesintheworld@yahoo.it

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Archivi della categoria: Castelli della Campania

Castello Aragonese di Alvignano

15 venerdì Mag 2015

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Aragonesi, Castelli della provincia di Caserta, castello aragonese, Castello del XI secolo, castello medievale, fortezza, fortezza medievale, mastio, normanni

Castello di AlvignanoIl Castello Aragonese di Alvignano è situato su una posizione strategica domina tutta la valle del medio Volturno, composto da quattro torri angolari, la più grande funge da mastio, ha mura ben fortificate, sono ancora ben visibile all’interno resti di cucine, depositi, cisterne e un’antica cappella chiamata S.Maria al castello.

Castello Aragonese di Alvignano

Il castello fu una fortezza visto lo spessore dei muri, fu costruito nel XI ma definitivamente abbandonato nel XV secolo in seguito ad un rovinoso terremoto che lo rese inagibile.

Castello Aragonese di Alvignano

Diverse sono state le modifiche apportate alla struttura originaria: fu ampliato nel 1282, rinforzato nelle mura in epoca angioina e, nel 1400, accresciuto con quattro possenti torri cilindriche. All’interno sono ben conservati i due cortili, le cucine, i depositi e le stanze residenziali. Il mastio conserva ancore il suo caratteristico decoro di beccatelli in tufo locale.Castello Aragonese di Alvignano

Il castello di Aliano fu feudo dei Normanni, degli Angioini e Aragonesi fu possetuto da importanti famiglie come gli Origlia, i Gaetani duchi di Lauranzana, gli Altardo e Ruggiero, il castello fu poi feudo di Bareusonus e successivamente affidato a Marcantonio De Clovellis, nel 1504 fu la volta di Geronimo al quale successe il figlio Francesco. Aragonesi2

Il Castello di Alvignano e’ costituito da quattro possenti torri cilindriche angolari di forma circolare, nell’orditura dei tufi spezzettati del vecchio maniero, si riconosce la compresenza di una torre quadrata preesistente, che fu incorporata nel castello, ipotesi che fa supporre che in origine il castello fosse molto più piccolo e spartano.

Castello Aragonese di Alvignano

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Castello di Prata Sannita

12 martedì Mag 2015

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Alfonso I d'Aragona, architettura angioina, borgo medievale, Castelli della provincia di Caserta, Castelli Longobardi, castello del IX secolo, cavalieri del Santo Sepolcro, Cavalieri Templari, Cavalieri Teutonici, conti Pandone, Federico II di Svevia, fortezza medievale, Il Castello, Longobardi

Castello di Prata SannitaIl Castello di Prata Sannita  fu edificato per la prima volta nel IX secolo, il castello di Prata fu distrutto nel 1134 e fu interamente ricostruito nel XV secolo tipico dell’architettura angioina, quando il feudo di Prata pervenne ai Pandone che dotarono il Borgo di un muro di cinta a protezione dell’abitato.
Castello di Prata Sannita
Nel corso del IX secolo nacque il borgo come vero e proprio agglomerato fortificato: a causa delle continue invasioni, infatti, la popolazione si trasferì su un’altura difficilmente accessibile. Al fine di rendere ancora più sicura la difesa del borgo, vennero costruite le torri e la cinta muraria e, nello stesso tempo, i signori longobardi costruirono il primo nucleo del castello che venne ampliato, fortificato e ristrutturato nel secolo XIV, sotto la dinastia dei conti Pandone.
Castello di Prata Sannita
Le famiglie che si sono succedute nel possesso del castello e della Baronia e che hanno dato lustro a alla terra di Prata furono i Villacoublay, i Capuano, i Sanframondo e i Pandone. Nel 1500 il feudo passa alla famiglia Rota e nel 1600 alla famiglia Invitti che lo detennero fino al XIX secolo per poi giungere fino alla Famiglia Scuncio che lo detiene da oltre centocinquanta anni.
Castello di Prata Sannita
Dall’aspetto, maestoso e solenne, traspare l’architettura militare angioina con le sue quattro torri cilindriche che superbamente si elevano al cielo: da esse, dalla mole dell’edificio dai cui spalti si domina buona parte della Media Valle del Volturno, e dalla struttura solidamente fortificata, si può dedurre che il castello ha avuto un ruolo militare strategico, soprattutto dal punto di vista difensivo.
Castello di Prata Sannita
Nel corso degli anni il Castello subì numerose trasformazioni ma, quando venne meno la funzione difensiva, nel castello si istituì una scuola che insegnava le buone maniere, la cortesia, il nuovo concetto dell’amore. Ciò per uniformarsi alle nuove concezioni sorte in Francia, diffusasi gradatamente in tutta Europa e, di conseguenza, in Italia.
Castello di Prata Sannita
Divenuto centro culturale importante, vi affluirono numerosi giovani appartenenti alle più nobili famiglie. Il castello fu visitato dall’imperatore Federico II di Svevia e insieme a lui raggiunsero il maniero i Templari, i cavalieri del Santo Sepolcro e i cavalieri teutonici. È solo uno degli episodi che la millenaria storia del castello può suggerire a chi lo visita.
Castello di Prata Sannita
Nelle segrete, incisioni sulla pietra di croci e simboli, testimoniano che il racconto non è leggenda. Vi soggiornò anche Alfonso I d’Aragona. Per accedere al castello bisogna attraversare il portone posto dopo l’ingresso del Borgo in via Portelle e le rampe di accesso in pietra con ampie gradinate e tornanti che terminano con una spianata dalla quale si domina buona parte del Borgo.
Castello di Prata Sannita
Di forma rettangolare, il castello si articola intorno ad un cortile, la cui pavimentazione ricopre una cisterna dove confluiscono le acque piovane. Subito dopo l’arco d’ingresso al borgo, un portone introduce alle rampe d’accesso al castello, costruite in pietra ad ampie gradinate. Il portone d’ingresso si apre su un androne in pietra viva e su una scalinata che separa le due ali del palazzo. Le stanze abitate sono distribuite su tre piani.
Castello di Prata Sannita
Il piano terreno ospitava anticamente i locali della servitù; precede il vano delle cantine e, poi, della prigione, che occupa la base della Torre piccola, un vano circolare sulle cui pareti sono incise le emozioni dei prigionieri.
I due vani, posti dopo il cortile, mostrano gli accorgimenti difensivi nella costruzione del castello. Nel vano più spazioso dell’ala sinistra sono visibili zone d’intonaco dipinto, la cappa di un camino e finestroni circolari che guardano verso il cortile.

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Da qui si accede alla torre Nord dove vi sono un affresco con racemi e una piccola Annunciazione. Il secondo vano, al quale si accede mediante una scala ottocentesca in cotto, ripercorre la suddivisione delle stanze del secondo piano; da qui è possibile raggiungere la terrazza posta sulla Torre piccola e ammirare l’intero Borgo fino alle pianure di Venafro e la valle di Pratella.
Castello di Prata Sannita

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Castello Aragonese di Ischia

16 lunedì Mar 2015

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Alfonso V d'Aragona, Angioini, Carlo V, castello aragonese, castello del XIV secolo, castello medievale, castello sull'isola, dinastia borbonica, Fernando Francesco d'Avalos, fortezza, fortezza di Gerone, Giuseppe Garibaldi, Ludovico Ariosto, Michelangelo Buonarroti, normanni, Ostrogot, poetessa Vittoria Colonna, re Ferdinando I, Svevi, Vandali, Visigoti

Castello Aragonese di IschiaIl castello Aragonese è una fortificazione che sorge su un’isola tidale di roccia trachitica posto sul versante orientale dell’isola d’Ischia, collegato per mezzo di un ponte in muratura lungo 220 m all’antico Borgo di Celsa, oggi conosciuto come Ischia Ponte. L’isolotto su cui è stato edificato il castello deriva da un’eruzione sinattica avvenuta oltre 300.000 anni fa. Raggiunge un’altezza di 113 metri sul livello del mare e ricopre una superficie di circa 56 000 m². Geologicamente è una bolla di magma che si è andata consolidando nel corso di fenomeni eruttivi e viene definita “cupola di ristagno”.

Castello Aragonese di Ischia

Al castello si accede attraverso un traforo, scavato nella roccia e voluto verso la metà del Quattrocento da Alfonso V d’Aragona. Prima di allora l’accesso era possibile solo via mare attraverso una scala situata sul lato nord dell’isolotto. Il traforo è lungo 400 metri e il percorso è illuminato da alti lucernari che al tempo fungevano anche da “piombatoi” attraverso i quali si lasciava cadere olio bollente, pietre e altri materiali sugli eventuali nemici. Il tratto successivo è una mulattiera che si snoda in salita all’aperto e conduce fino alla sommità dell’isola. Da questa strada si diramano sentieri minori che portano ai vari edifici e giardini.

Castello Aragonese di Ischia

Dagli anni settanta del novecento è anche in funzione un ascensore, il cui percorso è ricavato nella roccia e che raggiunge i 60 metri sul livello del mare.

La costruzione del primo castello risale al 474 a.C. sotto il nome di Castrum Gironis, ovvero “castello di Girone”, in onore del suo fondatore. In quell’anno, infatti, il greco Gerone I detto il tiranno di Siracusa prestò aiuto con la propria flotta ai Cumani nella guerra contro i Tirreni, contribuendo alla loro sconfitta al largo delle acque di Lacco Ameno.

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Debitori di tale intervento, i Cumani decisero allora di ricompensare l’alleato cedendogli l’intera isola.

La fortezza venne poi occupata dai Partenopei, ma nel 315 a.C. i Romani riuscirono a strappar loro il controllo dell’isola e vi fondarono la colonia di Aenaria. Il Castello venne utilizzato come fortino difensivo e vi furono edificate anche alcune abitazioni ed alte torri per sorvegliare il movimento delle navi nemiche.

Castello Aragonese di Ischia

Nei secoli successivi la fortezza di Gerone fu radicalmente trasformata, in modo da fungere da rifugio sicuro per la popolazione contro i saccheggi di Visigoti, Vandali,Ostrogoti, Arabi, Normanni (1134-1194), Svevi (1194-1265) e Angioini (1265-1282). L’eruzione dell’Arso del 1301 fornì un notevole incentivo allo sviluppo dell’insediamento urbano: distrutta la città di Geronda, che sorgeva nella zona in cui attualmente vegeta la pineta, gli Ischitani si rifugiarono nel castello che garantiva maggiore tranquillità e sicurezza, dando vita ad una vero e proprio rifugio in cui vivere.

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Si deve agli Aragonesi la moderna fisionomia del castello: un solido a forma quadrangolare, con mura fornite di quattro torri. Partendo dal vecchio maschio di età angioina, nel 1441 Alfonso V d’Aragona diede vita ad una struttura che ricalcava quella del Maschio Angioino di Napoli.

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Il sovrano fece costruire un ponte di legno che congiungeva l’isolotto all’isola maggiore (che sarebbe stato successivamente sostituito da uno in pietra), mentre fino alla metà del XV secolo l’unico strumento di accesso al castello era costituito da una scala esterna di cui si può ancora intravedere qualche rudere dal mare, dal lato che dà sull’isola di Vivara. Furono inoltre realizzate poderose mura e fortificazioni (come i cosiddetti piombatoi, ossia fessure da cui venivano lanciati acqua bollente, piombo fuso, pietre e proiettili sull’eventuale invasore) dentro le quali quasi tutto il popolo d’Ischia trovava rifugio e protezione durante le incursioni dei pirati.

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All’interno dell’edificio erano posti gli alloggi reali e quelli riservati ai cortigiani, alla truppa e ai servi. Ai piedi del castello fu invece posta una casamatta, adibita a quartiere della guarnigione addetta alle manovre del ponte levatoio.

Il periodo di massimo splendore della struttura si ebbe alla fine del XVI secolo: al tempo il castello ospitava 1892 famiglie, il convento delle clarisse, l’abbazia dei monaci basiliani di Grecia, il vescovo con il capitolo ed il seminario, il principe con la guarnigione.

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Vi erano 13 chiese tra cui la cattedrale, dove il 27 dicembre 1509 furono celebrate le nozze tra Fernando Francesco d’Avalos, marchese di Pescara e condottiero delle truppe imperiali di Carlo V, e la poetessa Vittoria Colonna.

Il soggiorno di Vittoria Colonna nel castello, dal 1501 al 1536, coincise con un momento culturalmente assai felice per l’intera isola: la poetessa fu infatti circondata dai migliori artisti e letterati del secolo, tra cui Michelangelo Buonarroti, Ludovico Ariosto, Jacopo Sannazaro, Giovanni Pontano, Bernardo Tasso, Annibale Caro l’Aretino e molti altri.

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Nella seconda metà del Settecento, cessato il pericolo dei pirati, la gente cominciò ad abbandonare il castello, in cerca di una più comoda dimora nei vari comuni dell’isola per poter curare meglio le attività economiche principali: la coltivazione della terra e la pesca.

Nel 1809 le truppe inglesi assediarono l’isolotto, sotto il comando francese, e lo cannoneggiarono fino a distruggerlo quasi completamente.

Castello Aragonese di Ischia

Nel 1823 Ferdinando I, re delle Due Sicilie ed esponente della dinastia borbonica, allontanò gli ultimi 30 abitanti, riconvertì la fortezza a luogo di pena per gli ergastolani e trasformò le stanze in alloggi per le guardie carcerarie. Il castello divenne, a partire dal 1851, prigione per i cospiratori contro il Regno delle Due Sicilie, tra i quali Carlo Poerio, Luigi Settembrini, Michele Pironti e Pasquale Battistessa.

Castello Aragonese di Ischia

Nel 1860, con l’invasione di Giuseppe Garibaldi, Ischia fu annessa al Regno d’Italia e il carcere politico fu soppresso.

L’8 giugno 1912 l’amministrazione del demanio, con trattativa privata, pose il castello aragonese in vendita all’asta. Da allora l’isola è gestita da privati, che ne curano ancora oggi i restauri e la gestione. Ora il castello è aperto al pubblico ed è una meta turistica.

Castello Aragonese di Ischia

Gli edifici ricoprono una parte minima della superficie dell’isolotto, che è per lo più occupato da ruderi, da orti e vigneti. Le fitte costruzioni ritratte nelle stampe settecentesche sono state in buona parte distrutte dagli eventi bellici che hanno interessato l’isola sotto la dominazione francese nei primi dell’ottocento e, in seguito, dall’incuria e dall’abbandono fino all’acquisto dell’isola da parte di una famiglia ischitana.

Castello Aragonese di Ischia

All’interno del castello è ancora visibile il cimitero delle monache Clarisse, l’annesso cimitero sotterraneo (XVI secolo) presenta, a ridosso delle pareti, sedili in pietra su cui venivano adagiati, in posizione seduta e a tronco eretto, i corpi senza vita delle suore affinché mummificassero. La carne si decomponeva lentamente e i liquidi venivano raccolti in appositi vasi situati sotto i sedili, finché gli scheletri non venivano raccolti in un ossario. Ogni giorno le monache vi si recavano in preghiera e meditavano sulla morte e sulla durata effimera della vita terrena.

Castello Aragonese di Ischia

Alcuni eredi di questa famiglia hanno lentamente intrapreso una campagna di restauri che, a partire dalle poche stanze elette a propria dimora, hanno gradualmente interessato la parte monumentale del complesso architettonico, anche se molte strutture sono ancora in rovina.

Castello Aragonese di Ischia

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Castello della Leonessa di Montemiletto

09 lunedì Set 2013

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Alfonso V d'Aragona, Aragona, Caracciolo, Carlo III di Borbone, Castelli del IX secolo, Castelli della provincia di Avellino, Castello della Leonessa, castello ducale, castello Medioevale, Castello Normanno, Della Leonessa, Durazzo, epoca medioevale, epoca tardo-rinascimentale, età Longobarda, famiglia Da Tocco, Feudo angioino, Regno di Napoli, residenza gentilizia

Castello di Montemiletto

Il Castello di Montemiletto  castello ducale, eretto dai longobardi,si erge sul rilievo montuoso in posizione dominante sul paesaggio circostante e sulla valle attraversata dai fiumi Calore e Sabato.

Castello di Montemiletto

Il mastodontico castello medioevale fu distrutto e successivamente ricostruito dai normanni. Acquistato dai Della Leonessa, il feudo fu assegnato da Alfonso V d’Aragona alla famiglia Da Tocco , i cui membri ne mantennero il possesso nel corso dei secoli fino all’eversione della feudalità nel regno di Napoli (1806), noto come “Castello della Leonessa” fu realizzato originariamente in epoca medioevale, venne trasformato in residenza gentilizia nel XVI, in epoca tardo-rinascimentale.

Castello di Montemiletto

Distrutto da un incendio nel 1119 e subito riedificato, subì numerosi assedi e saccheggi nel 1269. Nel 1419 fu conquistato da Algiasio Tocco, il quale ne avviò la trasformazione in elegante residenza rinascimentale: le poderose mura e le alte torri merlate, con corpi di guardia e le prigioni, fecero così da rassicurante cornice a un raffinato appartamento gentilizio.

Castello di Montemiletto

Secondo alcuni storici il castello fu probabilmente costruito in età Longobarda fra l’VIII e il IX secolo. Gravemente danneggiato nel 1419 dall’assedio postosi dal conte de Tocco, venne trasformato in residenza gentilizia nel XVI secolo, in epoca tardo-rinascimentale.Castello di Montemiletto

L’edificio ospitò due volte Carlo III di Borbone. Feudo angioino dei de Tocco, passò ai Durazzo, ai Caracciolo, ai della Leonessa e nuovamente ai de Tocco, che lo riacquistarono nel 1448. I de Tocco divennero Principi nel 1567 e amministrarono le rendite feudali sino al 1806.

Castello di Montemiletto

Recentemente restaurato, il complesso architettonico rappresenta una delle residenze castellate meglio conservate nella provincia di Avellino il castello, ancora oggi è dotato di camere residenziali e di numerosi locali di servizio, quali la “Sala grande”, la cappella della Santa Croce, la cisterna e il giardino.

Castello di Montemiletto

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Castello di Limatola

24 lunedì Giu 2013

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Angioini, Aragonesi, Battaglia del Volturno, Cantelmo, conte longobardo Landolfo di Caserta, Contessa Aurelia D’Este, Contessa di Caserta Anna Gambacorta, D'Artus, Duchessa Margherita De Tucziaco, Famiglia Gambacorta, famiglia Sgueglia, Garibaldi, torre longobarda

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Il Castello di Limatola è sito nella parte alta del centro storico, su di una collina, in posizione strategica.

Venne edificato dai normanni sui resti di una torre longobarda. Già nell’842 d.C. il conte longobardo Landolfo di Caserta vi riportò una vittoria contro i beneventani.

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Nel XIV secolo fu possedimento prima dei Cantelmo e poi dei D’Artus.Il secolo successivo fu feudo dei de la Rath (poi italianizzato in Della Ratta).Nel Cinquecento appartenne ai de Capua, ai Mastelloni e ai Gambacorta.Nel 1532 le famiglie erano centonovantasei che arrivarono a duecentosettantasette nel 1561 e che diminuirono fino a centododici dopo la peste del 1656.

Castello Limatola

l Castello di Limatola è uno dei più interessanti esempi di architettura fortificata medievale, che nel 2020 raggiungerà la soglia dei 1000 anni di esistenza.
Le sue mura hanno custodito le vicende delle famiglie degli Angioini, Aragonesi,
Sanseverino, sono state il palcoscenico dei fasti del ’700 e testimoni del soggiorno strategico di Garibaldi.
Nei secoli vi hanno dimorato donne potenti come la Duchessa Margherita De Tucziaco, la leggiadra Contessa di Caserta Anna Gambacorta e la coltissima Contessa Aurelia D’Este.

Castello Limatola1

Nel rinascimento importanti lavori di ristrutturazione lo trasformarono da architettura militare a dimora signorile, pur conservando alcune caratteristiche difensive.

Dopo decenni di abbandono l’edificio è stato restaurato nel 2010 ed ospita un albergo ristorante.

Il castello è circondato da una cinta muraria intervallata da torri circolari dotate di scarpata fino all’altezza del cornicione.

La cappella palatina dedicata a san Nicola conserva un crocifisso d’epoca.

Alcune sale sono decorate da affreschi prevalentemente del XVIII secolo.

Il Castello di Limatola si erge maestoso da una morbida altura su un magnifico panorama che raccoglie la vista del Matese e del Taburno, a circa 8 Km dalla Reggia di Caserta e a 27 Km da Napoli.

Castello Limatola2

Il Castello di Limatola è uno dei più interessanti esempi di architettura fortificata medievale, che nel 2020 raggiungerà la soglia dei 1000 anni di esistenza.

Il Castello, da sempre dimora di pregio, è oggi stato restituito al suo antico splendore, grazie all’opera di restauro svolta dalla Cosystem Srl della famiglia Sgueglia, proprietaria della struttura.

Castello Limatola3

I Lavori hanno avuto l’alta sorveglianza della soprintendenza Bappsae di Caserta e Benevento.

Il Castello di Limatola è anche un polo museale dedicato all’ artista cinquecentesco Tolentino, infatti, oltre al suo affresco presente nella torre, si aggiunge un Polittico commissionato nel 1527 dalla Famiglia Gambacorta. L’importante testimonianza sarà ospitata tra le mura della fortezza in attesa della definitiva sistemazione nel Museo Diocesano di Caserta.

Castello Limatola4

. In un’ ala del Castello è allestita la Mostra “Il Castello di Limatola e la Battaglia del
Volturno”. L’esposizione pittorica narra degli avvenimenti del 1° Ottobre 1860, tra i più significativi dell’epopea garibaldina. Il Castello di Limatola è anche un polo museale dedicato all’ artista cinquecentesco.

Castello Limatola11

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Castel Capuano

18 martedì Giu 2013

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Alfonso V d'Aragona, Angioini, Bona Sforza, Capua, Carlo V, castel nuovo o maschio angioino, castello di Napoli, Castello Normanno, Francesco Petrarca, Giovanna I, Giovanni Pisano, Isabella Colonna, Luigi I d'Ungheria, Luigi III d'Angiò, Maschio Angioino, principe di Sulmona, re di Sicilia Guglielmo, regno degli Aragonesi, Regno di Napoli, Sergianni Caracciolo, Sigismondo re di Polonia, Vicerè

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Castel Capuano è, dopo il Castel dell’Ovo, il più antico castello di Napoli. Di origine normanna, è situato allo sbocco dell’attuale via dei Tribunali ed è sede della sezione civile del tribunale di Napoli. Deve il suo nome al fatto di essere ubicato a ridosso di Porta Capuana, che si apre sulla strada che conduceva all’antica Capua.h2

La sua costruzione fu avviata nella metà del XII secolo per volere del re di Sicilia Guglielmo I detto il Malo, figlio di Ruggero il Normanno, e fu portata a termine nel 1160 dall’architetto Buono. Dotato di robuste fortificazioni, Castel Capuano fu destinato subito alla funzione di residenza reale dei sovrani normanni, malgrado l’austerità degli ambienti e la sua vocazione naturale di presidio militare. Scavi effettuati nel XIX secolo hanno dimostrato che il castello fu eretto sull’area in cui nella Napoli romana sorgeva il Gymnasium, trasformato nei secoli successivi in cimitero, come provano le numerose tombe rinvenute.

Nel 1231, per iniziativa di Federico II, si ebbe il primo intervento di trasformazione del castello, che pur conservando le sue indispensabili fortificazioni, fu reso più ospitale e meglio rispondente alla sua dignità di residenza reale. L’incarico fu affidato all’architetto fiorentino Giovanni Pisano.

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Con l’avvento degli Angioini iniziò l’edificazione (1279-82) di una nuova fortezza, Castel Nuovo (o Maschio Angioino), che ereditò la funzione di dimora dei sovrani di Napoli. Castel Capuano continuò ad ospitare fra le sue mura alcuni membri della famiglia reale nonché funzionari e altri illustri ospiti come Francesco Petrarca, che vi soggiornò nel 1370 in qualità di legato di Clemente VI. Durante il regno di Giovanna I (1343-1382) il castello fu sottoposto a nuovi restauri, resi necessari dalle conseguenze del devastante saccheggio subìto ad opera delle truppe di Luigi I d’Ungheria, che furono poi costrette ad abbandonare la città per l’arrivo della peste nera.

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Pur rimanendo in secondo piano rispetto alla maestosa sede della corte reale, l’imponente Maschio Angioino, il castello capuano fece da cornice a molti importanti eventi, come lo sfarzoso matrimonio di Carlo di Durazzo, che tanta impressione suscitò negli osservatori del tempo. Fu proprio il figlio di Carlo, Ladislao il Magnanimo (1399-1414), a riprendere brevemente Castel Capuano come propria residenza, mentre sua sorella Giovanna II (1414-1435) fu costretta a rifugiarsi fra le sue mura durante lo scontro con Alfonso V d’Aragona, che aveva stabilito la propria corte in Castel Nuovo.

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La fortezza subì in questo periodo l’assedio dell’Aragonese, che dovette però arrendersi di fronte all’inespugnabilità della residenza in cui Giovanna aveva trovato riparo. Da qui, la sovrana partì poi alla volta di Aversa, dove nominò suo erede Luigi III d’Angiò in opposizione al ripudiato Alfonso.

Sempre in Castel Capuano, il 23 agosto 1432 morì assassinato il favorito della regina Sergianni Caracciolo, mandato a morte dalla stessa sovrana.

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Sotto il regno degli Aragonesi, Castel Capuano ebbe un ruolo sostanzialmente marginale, subendo di tanto in tanto qualche intervento di ristrutturazione degli ambienti interni e delle strutture esterne.

Nel 1517 vi furono festeggiate le nozze di Bona Sforza con Sigismondo re di Polonia e nel 1535 vi soggiornò Carlo V, che donò l’anno dopo il castello ad un suo cavaliere, Filippo di Lannoy, principe di Sulmona, quando questi sposò Isabella Colonna, il quale lo fece modificare e abbellire.

Solo con l’annessione del Regno di Napoli alla corona di Spagna e la sua costituzione in Vicereame (1503), Castel Capuano fu destinato per la prima volta alla funzione di palazzo di giustizia, rimasta fino a qualche anno fa. Qui, infatti, il viceré don Pedro de Toledo riunì tutte le corti di giustizia sparse in diverse sedi in tutta la città: il Sacro Regio Collegio, la Regia Camera della Sommaria, la Gran Corte Civile e Criminale della Vicaria e il Tribunale della Zecca.

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Per adattarlo alla nuova funzione, il castello fu trasformato nel 1537 dagli architetti Ferdinando Manlioe Giovanni Benincasa: furono eliminate tutte le strutture tipicamente militari e fu modificato nei suoi spazi interni, mentre i sotterranei furono destinati a prigione dotata di attrezzatissime camere di tortura.

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Castello di Campolattaro

23 giovedì Mag 2013

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Angioini, Aragonesi, barbacani, bastioni, Capua, Cardinale Vincenzo Maria Orsini, Castelli Medievali, Domenico Marra di Capua, Fortezze, Fortificazioni, Giovanni de Agostini da Circello, Michele Blanch, Monte Toppa Guardiola, normanni, Papa Innocenzo X, valle Ameridione

Campolattaro

Il Castello di Campolattaro si trova alle pendici del Monte Toppa Guardiola,al centro della piazza intorno alla quale sorge il borgo medievale caratterizzato nella parte alta da stradine ripide.L’edificio fortificato si sviluppa su una pianta rettangolare di 350 mq attorno ad un cortile centrale e offre verso valle Ameridione, la facciata delle Torrette, mentre verso il paese, a settentrione, la facciata a scarpate chiamate “barbacani” – ossia strutture di rinforzo delle antiche fortificazioni.Campolattaro

Le prime notizie storiche riguardanti il castello risalgono al X secolo,in concomitanza con la formazione del primo nucleo abitativo di Campolattaro e con il periodo che vide i borghi medievali dotarsi di fortificazioni difensive. Intorno all’anno Mille vi era solo una torre costruita a scopo difensivo dai Normanni, i
quali dominarono Campolattaro dal 1043 al 1139, anche semolto probabilmente il borgo era già abitato in tempi più remoti.Nel 1138 re Ruggero ordinò che il borgo venisse incendiato per punire la popolazione che si era a lui ribellata.

Nel XIII secolo si cominciò a costruire la vera e propria architettura del castello, modificando la preesistente torre normanna a base quadrata ed edificando una solida struttura difensiva fortificata da torri, bastioni e barbacani, struttura perfezionata poi da Angioini ed Aragonesi con l’aggiunta di ulteriori torri a base circolare e cortine ricche di merlature. L’edificio subì in seguito nuovi interventi per la sua graduale trasformazione in luogo di residenza. Nel 1350 il borgo fortificato, chiamato Castrum Campilactari – come ricorda una Bolla di Papa Clemente VI – entrò a far parte del Contado di Benevento.Nel XVI secolo venne edificata la Cappella palatina, come testimonia una lapide murata all’ingresso, che fu riconsacrata a San Martino nel 1717 dall’Arcivescovo di Benevento, Cardinale Vincenzo Maria Orsini, eletto poi Papa col nome di Benedetto XIII. Nel 1589 il castello diventò feudo della famiglia di Capua e nel 1612 il marchese e signore del feudo Fabrizio III lo diede aGiovan Battista di Capua II come dono di nozze insieme alle Terre di Morcone e al feudo di Ordichella.Nel 1659 Domenico Marra di Capua decise di vendere il Marchesato per 8.000 ducati a Michele Blanch, la cui famiglia ne rimase proprietaria fino al 1813, anno in cui Giovanni de Agostini da Circello comprò il castello da Gennaro Blanch.

Campolattaro

Nel 1861 la rocca venne incendiata e saccheggiata dai briganti. Il castello ad oggi è di proprietà delle famiglie De Agostini e Ciannella.

Si può supporre che il castello abbia annoverato fra i suoi ospiti anche esponenti dell’Ordine monasticocavalleresco dei Templari, come sembra suggerire l’esistenza di graffiti raffiguranti le croci tipiche dell’Ordine e il simbolo dellaTriplice Cinta (o delTriplice
Quadrato), che consiste in tre quadrati concentrici tagliati sui lati da quattro segmenti.

Queste ultime incisioni, che si trovano spesso anche nelle chiese
medievali fino al XIII-XIV secolo, furono praticate sui gradini dell’ingresso di un ambiente ad oggi adibito ad appartamento; generalmente contrassegnavano luoghi di particolare sacralità per questi cavalieri, come attesta la loro presenza in molti degli edifici
che ospitavano i Templari durante i loro viaggi verso Gerusalemme, in Terra Santa.

Campolattaro

L’edificio è interamente visitabile.La struttura si presenta con le originarie fortificazioni:mura perimetrali rinforzate da barbacani; una torre normanna a pianta quadrata alta venti metri attigua al cortile centrale; una torre di avvistamento; una torre cilindrica da difesa; una torre campanaria con “bertesche”, ossia opere difensive inmuratura o legname, sporgentirispetto alle mura o poste fra le merlature allo scopo di permettere al difensore direstare coperto durante le battaglie pur continuando a offendere. L’interno si articola in circa sei appartamenti, per un totale di quaranta stanze.Si entra nel castello varcando ilfossato e l’ingresso con arco in pietra,ritrovandosi così nella piazzetta d’epoca. Sulla corte interna si apre la cinquecentesca cappella palatina intitolata a San Martino. Annessi alla cappella vi sono un coretto in legno con un organo a canne, una torre campanaria a pianta quadrata con scala a chiocciola in legno, un passaggio con postazione di difesa “a feritoia” e una sacrestia.

Campolattaro

All’interno trovano posto alcune statue raffiguranti la Vergine Addolorata, la protettrice del castello Santa Filomena, San Francesco, San Martino, San Stanislao.Durante la visita è possibile accedere alTrapeto,ossia al frantoio,risalente al XVII secolo.Si tratta di un locale con volte a vela, con frantoio oleario,macina e torchio in pietra.Accanto si può entrare nella vecchia mangiatoia della stalla e nell’antico grande Cellaio, la dispensa alimentare del castello.

Sono anche visitabili le nicchie delle antiche prigioni. Al primo piano si può vedere l’originale parete in pietra del Mastio, la torre quadrata principale, riferibile all’anno Mille, ed è possibile ammirare oggetti appartenenti alla famiglia proprietaria nel Laboratorio
artigianale–artistico per la lavorazione dei metalli e del cuoio. Passando per la loggetta ad arco in pietra che si affaccia sul cortile interno, si accede all’ex Piazza d’Armi, alla Sala di ricevimento e al balcone storico.Nelle altre Sale sono custoditi i Disegni Accademici e gli Acquarelli degli antenati; i lavori in cuoio;
la Gipsoteca – collezione di modelli di statue o parti rchitettoniche – di famiglia; le tavole catastali del XVIII secolo dei possedimenti del castello; armi e cinture di castità;ricami e lavorazioni al tombolo.

Inoltre è possibile visitare la torre normanna e ispezionare il
“trabocchetto”, cioè un dispositivo a forma di botola che poteva essere aperto a comando facendo precipitare chi vi sostava sopra, e la cisterna pluviale.

Campolattaro

È consigliato salire alla colombaia della torretta di avvistamento, dove quattro aperture poste ai quattro punti cardinali permettono di godere del suggestivo panorama che abbraccia le colline circostanti e i paesi limitrofi.

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Castello Barbarossa

23 giovedì Mag 2013

Posted by castlesintheworld in Castelli, Castelli d'Europa, Castelli d'Italia, Castelli della Campania

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Anacapri, Angioini, Axel Munthe, Benito Mussolini, Fondazione Axel Munthe, fortezza, isola di Capri, monte Solaro, normanni, pirati ottomani, Rocca

barbarossa

Il castello Barbarossa, così chiamato a causa del soprannome del corsaro ottomano Khayr al-Dīn che lo espugnò nel 1535, è situato nel comune di Anacapri(NA), in Campania. La data di costruzione non è certa, ma risale forse alla fine del IX secolo.

La struttura, della quale rimangono solo dei ruderi, fu proprietà dal 1898 del medico svedese Axel Munthe che la donò poi all’omonima fondazione; inoltre nella struttura, il cui territorio adiacente si presenta ricco dal punto di vista botanico, ha sede una stazione ornitologica.

barbarossa

La data di costruzione del castello risulta incerta, ma è da ascrivere forse alla fine del IX secolo; in ogni caso era sicuramente esistente alla fine del secolo successivo, edificato per volere degli amalfitani, i quali eressero la fortezza per controllare l’intera isola di Capri avvalendosi della scadente manodopera locale.

Il maniero inizialmente era proprietà di Adelferio, figlio di Sergio di Amalfi, il quale indicava la zona come Anglum ad Castellum (letteralmente «l’angolo nei pressi del Castello»). Adelferio cedette il castello, così come gli altri suoi possedimenti ad Anacapri (quali Artimo, Orrico e Gradola), il 15 novembre 988 a Giovanni Comite di Capri; nel documento è citato infatti «unam silvam ad angulum ipsum castellum». Il territorio protetto dalla rocca risulta abitato abbastanza stabilmente sia nel X che nell’ XI secolo.

barbarossa

La conquista normanna della Campania obbligò gli amalfitani ad ammodernare la struttura per offrire maggior resistenza al nemico. Gli spazi interni della rocca furono quindi scanditi da nuovi ambienti, tra cui una cappella con volta estradossata. Altri interventi, avvenuti nel XIII secolo, introdussero una torre cilindrica scarpata, due cortine, le mensole per le caditoie ed altri elementi che si resero necessari dopo l’evoluzione delle tecniche d’assedio e delle armi da fuoco.

barbarossa

Nel XV secolo l’isola di Capri fu continuamente sottoposta agli attacchi dei corsari musulmani. Di conseguenza la popolazione caprese usò spesso la fortezza come rifugio, ma la rocca, dopo le incursioni del 1535 guidate dai pirati ottomani Khayr al-Dīn e Dragut, venne distrutta e chi vi aveva trovato riparo venne rapito o derubato. Gli angioini tentarono di ricostruire la fortezza, ma senza successo, a causa della poca esperienza degli edili napoletani; quindi toccò agli abitanti di Anacapri a far fronte alla manutenzione della fortezza, che di conseguenza non venne mai ricostruita.

barbarossa

Da questo momento il castello Barbarossa fu quasi totalmente ignorato fino al XVIII secolo, quando il maniero venne incluso in alcuni trattati di geografia. Venne tuttavia utilizzato, agli inizi dell’Ottocento, per scopi militari, essendo stato potenziato sia dagli inglesi (1806), che costruirono delle caditoie per fucilieri ed una polveriera, sia dai francesi (1808), che realizzarono una cinta muraria che, partendo dal castello, raggiungeva il termine della scala Fenicia. Nella metà dell’Ottocento, in seguito alla crescita tra i circoli letterari dell’interesse per l’ambiente mediterraneo e per i reperti archeologici, alcuni viaggiatori eruditi descrissero il castello come «una rovina immersa in una natura selvaggia ed incantevole», e nella prima metà del Novecento la struttura divenne una tappa obbligatoria segnata in tutte le cartine e le guide turistiche relative a Capri.barbarossa

Il castello Barbarossa, come già accennato, fu acquistato insieme al territorio circostante dal medico svedese Axel Munthe, che detestando la caccia ne fece un «santuario degli uccelli». Munthe, infatti, condusse per tutta la sua vita una campagna per abolire la caccia e riuscì ad ottenere perfino una legge speciale, stilata da Benito Mussolini stesso, che la vietava nell’isola per tutto l’anno.

Dopo la morte di Munthe, a partire dal 16 giugno 1950, il castello fa parte della Fondazione Axel Munthe ed è di proprietà del Consolato Svedese che ha sede nella villa San Michele anacaprese.

barbarossa

Il castello Barbarossa è situato a 412 metri sul livello del mare su una spianata di 250 m²[che si apre su un fianco del monte Solaro.

La pianta del castello è quadrangolare con una parete semicircolare. I ruderi della parte più alta, oltre a costituire il nucleo centrale della costruzione, corrispondono a quella che una volta era la zona residenziale del maniero; difatti qui vi è una cappella coperta a volta con abside, un campaniletto a vela ed una cisterna, che venne adibita a magazzino. Un altro ambiente, sfalsato rispetto alla cappella, conserva numerosi elementi, tra cui una copertura a volta, una piccola feritoia murata solo in parte ed un’apertura ad arco. Vi è infine un vano coperto da un solaio in travi di ferro.

barbarossa

Per quanto riguarda la tecnica muraria è stata utilizzata, durante l’edificazione della fortezza, la muratura a sacco con pietra locale. Le coperture, come già accennato, sono composte da volte estradossate ed i pavimenti sono in maiolica.

Gli elementi architettonici più significativi sono due torri, che testimoniano la funzione militare del castello. Una di esse, di pianta quadrata, è stata costruita in epoca sveva; l’altra, invece, è a pianta circolare ed è stata edificata in età angioina.

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