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~ Quando diciamo "castello", la fantasia porta ad evocare un universo fantastico e meraviglioso popolato di dame e cavalieri, di assedi e di duelli, di amori e delitti, storie e leggende, nelle pietre dei castelli sono incisi secoli di storia. In questo Blog voglio condividere la mia passione per questo tipo di architetture, scoprire insieme le diversità da stato a stato, le loro bellezze, la loro storia e i loro misteri. Un anticipato GRAZIE alla collaborazione di Wikipedia, l'enciclopedia libera. per la realizzazione dei contenuti ! Se hai foto, articoli di castelli oppure rievocazioni storiche da segnalarmi la mia e-mail è : castlesintheworld@yahoo.it

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Archivi della categoria: Castelli Della Lombardia

Castello di Bianzano

30 giovedì Giu 2016

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Castelli del XIII secolo, Castelli della provincia di Bergamo, castelli Templari, Castello Longobardo, castello medievale, famiglia Suardi, ghibellini, Guelfi, Templari

Castello BianzanoIl Castello Suardi a Bianzano è un castello situato nell’omonima località in Val Cavallina, in Provincia di Bergamo, la data di costruzione del castello dovrebbe risalire all’anno 1233, come riportato su una pietra posta sulla spalla destra del portale del cortile. Tale indicazione è tuttavia messa in discussione dagli storici, che ancora oggi dubitano sia delle origini del castello che della funzione a cui esso era adibito, a causa della mancanza di documenti ufficiali.Castello Bianzano

Questo anche a causa del fatto che recentemente sono stati portati alla luce resti di muratura e parte del basamento di una torre in una zona poco distante. La presenza di questa fortificazione tenderebbe quindi a posticipare la costruzione dell’attuale castello che, edificato all’estremità del borgo in quella che allora poteva essere la prima zona edificabile, evidenzierebbe una data di costruzione successiva a quella del borgo stesso.Castello Bianzano

I dati in possesso indicano che il maniero risultava essere esistente già dal XIV secolo, di proprietà della famiglia Suardi. A quel periodo risale il primo atto riferito al castello, riguardante un evento dalla grandissima importanza: nel 1367 Giovanni, appartenente alla famiglia Suardi, sposò Bernarda Visconti figlia di Bernabò, reggente del Ducato di Milano, ricevendo in dono il castello stesso. Ancora oggi tale evento è al centro di una rievocazione storica, che si svolge il primo fine settimana di agosto, che coinvolge l’intero borgo ed attira numerosi spettatori.Castello Bianzano

Nessun episodio di rilievo si verificò fino all’arrivo della Repubblica di Venezia la quale, al fine di porre fine alle lotte tra guelfi e ghibellini, ordinò la distruzione di tutte le fortificazioni. La famiglia Suardi, al fine di evitare la demolizione del castello, decise di eliminare le merlature e di ricoprire l’intera struttura con un tetto, rendendola così dimora signorile. Successivamente l’edificio subì altri rimaneggiamenti: vennero ampliate le cantine, operazione rivelatasi poi sfortunata, visto che causò il parziale cedimento a valle della struttura.Castello Bianzano

Nemmeno riguardo l’originale destinazione dell’edificio è possibile dare risposte certe: probabilmente era utilizzato sia con funzioni difensive che residenziali, ma anche come deposito di alimenti.

Stando ad alcuni studi dell’attuale proprietario, l’architetto Vittorio Faglia, è possibile ipotizzarne l’origine templare: a prova di questo, vi sarebbe il particolare simbolismo utilizzato nell’edificio, oltre che i resti di una merlatura guelfa (mentre i conti Suardi appartenevano alla fazione opposta, i ghibellini). Questi avrebbero utilizzato infatti la struttura al fine di presidiare la zona, al centro di numerosi traffici economici, ma anche per accogliere pellegrini e viandanti.Castello Bianzano

Collocato in posizione dominante sul versante occidentale della Valle Cavallina, da cui era possibile controllare sia la strada proveniente dalla Val Seriana tramite la Valle Rossa che quella che collegava Bergamo con il Lago d’Iseo e la Val Camonica, offre un’ottima vista sul Lago di Endine e sul Monte Torrezzo.

Inserito ai limiti del borgo medievale di Bianzano, possiede una struttura a pianta quadrata, con le diagonali di essa rivolte in direzione dei punti cardinali. Esternamente è protetta da due cinte murarie che formano altrettanti spalti posti su due livelli differenti: la prima ha i lati paralleli a quelli del castello stesso, con piccole torri (solo parzialmente conservate) poste al centro di ognuno di essi, mentre la seconda, di forma irregolare, presenta una torretta ad ognuno dei quattro angoli.Castello Bianzano

L’ingresso è costituito da un’alta torre, alla base della quale è presente un ciclo di affreschi databili alla metà del XIV secolo, che proseguono anche nell’atrio interno. In questa piccola corte, dotata di un ballatoio su tre dei quattro lati, si trovano altri dipinti rappresentanti le quattro virtù, alcuni putti intenti al gioco e alla danza, nonché alcuni motivi ornamentali costituiti da rombi bianchi e neri, simbolo della famiglia dei Visconti. L’edificio inoltre possiede numerose aperture a bifore composte da archi ogivali differenti tra loro.Castello Bianzano

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Castello di Peschiera Borromeo

28 martedì Lug 2015

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Castelli della provincia di Milano, Castello con fossato, castello del XV secolo, Comune di Peschiera Borromeo, famiglia Borromeo, I Promessi Sposi, Manzoni, ponte levatoio, San Carlo Borromeo, Vitaliano Borromeo

FullSizeRender (5)Il Castello di Peschiera Borromeo  costruito come edificio a vocazione agricola e successivamente per un breve periodo come monastero all’inizio del ‘400 venne poi ristrutturato e fortificato è il più antico possedimento lombardo dei Borromeo, famiglia originaria di San Miniato in Toscana.

Castello BorromeoI Borromeo, che esercitavano l’arte dei mercanti e dei banchieri, trasferendosi in Lombardia avevano sviluppato le loro attività commerciali e finanziarie anche all’estero tanto che, nel 1435, il Banco Filippo Borromeo & Compagni istituì una filiale a Londra per incrementare i traffici con quella piazza.FullSizeRender (6)

Nel 1432, Vitaliano Borromeo ottiene dal duca Filippo Maria Visconti che lo teneva in grande stima, il diritto di fortificare Peschiera che, nata come costruzione rurale (cascina), assume così l’ aspetto di castello.

San Carlo Borromeo (1538 – 1584) fu proprietario di Peschiera dal 1562 al 1567, anno in cui vi rinunziò a favore di suo zio Giulio Cesare.FullSizeRender (9)

Nell’ultimo ventennio del XVI secolo, il castello di Peschiera fu interamente restaurato da Renato, figlio di Giulio Cesare e fratello di quel Federico che, divenuto cardinale, è ricordato dal Manzoni ne “I promessi sposi”. Fu Renato ad imprimere all’ edificio il suo presente carattere residenziale a discapito di ogni precedente aspetto militaresco. Il castello Borromeo è uno dei pochi tuttora circondato da un fossato pieno d’ acqua così come era stato scavato più di cinque secoli fa.FullSizeRender (11)

Vi si accede attraverso la porta della torre centrale e ci si immette nell’ampio quadrato cortile, verde per l’edera che ravvolge. Un lato del cortile è a portico, con nove arcate sorrette da 10 colonne mentre su un altro lato vi è la cappella gentilizia, fatta costruire da Renato Borromeo nell’insieme dei lavori di ristrutturazione. Essa è un piccolo mirabile edificio chiesastico, ricco d’affreschi cinquecenteschi d’ottima fattura, messi in risalto dai restauri voluti dal conte Giancarlo Borromeo nel 1927.FullSizeRender (4)
L’interno del castello è tutto da ammirare: l’originale scalone che conduce al piano superiore, ancora intatto dopo cinque secoli dalla sua costruzione; il magnifico salone d’onore con il camino in pietra e le otto figure simboliche contenute in una cornice ottagonale. Poi una sequenza di stanze e sale, dipinte con festoni, stemmi e motti araldici, paesaggi e case e castelli di proprietà dei Borromeo, tra cui il dipinto di Arona e l’isola Bella sul Lago Maggiore.FullSizeRender (3)
La maestosità della costruzione, la sua posizione, isolata ed immersa nel verde agricolo, fanno del castello di Peschiera un edificio di particolare e rara bellezza.

Oggi, alle porte di Milano e a pochi minuti dall’aeroporto di Linate, il castello è ancora circondato dal verde e, fatto ormai rarissimo, il fossato che circonda il castello è tuttora pieno d’acqua.IMG_1095

Le piante secolari del giardino cintato, il cortile, le sale affrescate contribuiscono a creare una atmosfera unica per coloro che sanno apprezzare anche la riservatezza garantita dalle particolarità del luogo.FullSizeRender (2)

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Rocca di Montalfeo

15 mercoledì Lug 2015

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Castelli della provincia di Pavia, castello del XIII secolo, castello medievale, ducato di Milano, famiglia dei Visconti, famiglia Sforza, Imperatore Federico I Barbarossa, La Rocca, Marchesi di Godiasco, marchesi Malaspina, Montalfeo, Rocca, Val Staffora

Rocca di MontalfeoLa Rocca di Montalfeo domina la Val Staffora, risalgono ad epoca romana le prime testimonianze circa la presenza di una torre di avvistamento in Monte Alfeo, località strategica sulla Via del Sale che da Genova, attraverso la Val Staffora, portava a Milano il prezioso alimento.Rocca di MontalfeoDal 533, e per quasi dieci secoli, l’antico insediamento fu parte dei feudi Malaspiniani. Il casato dei Marchesi Malaspina infatti, affermava la propria giurisdizione feudale e politica su un territorio che includeva la Val Staffora e si estendeva fino alla Lunigiana. Un potere feudale i cui beni e privilegi furono riconosciuti con apposito Diploma dall’Imperatore Federico I Barbarossa (1164) prima, e confermati successivamente da Federico Il (1220).Rocca di MontalfeoQuando a Milano i Visconti e poi gli Sforza divennero delegati dell’Imperatore, dal quale attingevano le prerogative feudali, le vicende della Rocca si legarono a quelle del Ducato di Milano. La soggezione ai Visconti non fu pacifica e nel 1375, Galeazzo II Visconti mandò ad espugnare la Rocca di Montalfeo, dei Malaspina di Godiasco e successivamente nel 1398, per l’ostinata resistenza dei Marchesi di Godiasco nel rendergli atto di sottomissione, ne ordinò la distruzione.Rocca di MontalfeoCon l’avvento e l’affermarsi di feudi e feudatari, quasi ogni cocuzzolo si munì di una rocca o castello. Durante i secoli successivi, alcune fortificazioni caddero in rovina e oggi vivono soltanto nel toponimo, altre invece dopo alterne fortune, furono ricostruite. Tra queste la Rocca di Montalfeo che nel corso dei secoli è stata oggetto di demolizioni e modifiche strutturali;molti di questi edifici antichi erano vere cave di materiale da costruzione a cui ricorrevano gli abitanti per i loro edifici.Rocca di MontalfeoOggi la rocca si compone di un corpo centrale annesso alla torre. Dal salone principale, caratterizzato da un soffitto a cassettoni e dalle pareti completamente affrescate, si accede al piano sottostante suddiviso in ampie sale rese particolarmente suggestive da murature in pietra e da soffitti a volta sostenuti da ampie colonne. La torre, a sua volta, ospita alcune sale con caratteristiche analoghe a quelle descritte.Rocca di Montalfeo

L’antica strada costeggiava la riva sinistra dello Staffora, dopo Vicus Lardarius  e Salix saliva ripidamente alla Rocca poi proseguiva per Godiasco dove era il Castello, sulla riva destra a guardia delle strade che da una parte salivano verso la valle Ardivestra e dall’altra verso Pozzolgroppo. Rocca di Montalfeo Passava per il Groppo, dove esiste una antica chiesa che conserva un bel campanile romanico, proseguiva per Cecima dove era un castello di cui restano poche tracce e la bella chiesa romanica poi proseguiva per Varzi passando sulla sponda destra, incontrando San Ponzo e Bagnaria.Rocca di Montalfeo
Sotto la collina del monte furono fate gollerie di sondaggio  per cercare lo zolfo, che affiorava in più punti, si trovarono invece le fonti solfuree che alimentarono le Terme di Salice.
Oggi il castello di proprietà dei signori Faravelli, ottimamente restaurato,  è una prestigiosa location per matrimoni e convegni.Rocca di Montalfeo

 

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Rocca Borromea di Angera

08 domenica Mar 2015

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Angera, casata dei Visconti, castelli del XIV secolo, Castelli della provincia di Varese, Castello arroccato, castello medievale, famiglia Borromeo, famiglia Della Torre, fortezza, giardino medievale, lago Maggiore, Longobardi, Museo della Bambola e del Giocattolo, Rocca, roccaforte

Rocca Borromea di Angera......La Rocca Borromea di Angera è una costruzione fortificata situata nel comune di Angera in provincia di Varese, sulle sponde lombarde meridionali del Lago Maggiore. Si tratta di uno dei castelli meglio conservati del territorio lombardo.

Rocca Borromea di Angera.....

La Rocca di Angera si erge maestosa su uno sperone di roccia che domina la sponda meridionale del Lago Maggiore. In posizione strategica per il controllo dei traffici, fu proprietà della casata dei Visconti, originaria del Verbano, e nel 1449 fu acquistata dai Borromeo, cui ancor oggi appartiene.

Rocca Borromea di Angera...

Da da un punto di vista militare, trovandosi infatti su una collina calcarea alta 200 metri, domina non solo la parte meridionale del Lago Maggiore, ma ha anche una buona vista sulle Alpi, e questo permetteva un controllo anche in caso di invasioni dei nemici oltralpe.

Rocca Borromea di Angera

Il Lago Maggiore era un centro nevralgico per il trasporto dei materiali di costruzioni, quali il granito di Baveno e il marmo di Candoglia, per le grandi costruzioni di Milano, e dalle due fortezze si controllava che si pagassero le tasse dovute. Le uniche barche esenti dal pagamento delle imposte di circolazione erano quelle della Fabbrica del Duomo, che (contrassegnate dalla iscrizione A.U.F.) non solo godeva del diritto di cavare gratuitamente la pietra dalle cave di marmo, ma aveva anche il diritto di transito di queste merci, completamente gratuito.

Rocca Borromea di Angera....

La Rocca di Angera è conosciuta particolarmente per la Sala di Giustizia – uno tra i più antichi ed importanti esempi di pittura di argomento civile del Medioevo occidentale, risalente alla fine del Ducecento – e il Museo della Bambola, unico in Italia e tra i più prestigiosi d’Europa.

Rocca Borromea di Angera.

La struttura difensiva di base della Rocca di Angera risale ad un periodo precedente al X secolo, quando venne fondata dai Longobardi ed adibita a roccaforte di difesa e controllo. Le attuali mura della Rocca risalgono invece a secoli successivi, quando venne ricostruita e modificata in gran parte dalle famiglie Visconti e Della Torre.

Rocca Borromea di Angera

Dopo il 1277 entrambe le fortificazioni diventano possedimenti vescovili in seguito alla Battaglia di Desio con la vittoria dei Visconti sui Della Torre, per passare poi alla famiglia Borromeo nel 1449, che ancora possiede la costruzione.

Rocca Borromea di Angera

Al suo interno, un coinvolgente percorso conduce alla scoperta delle imponenti Sale Storiche, impreziosite dal recente allestimento della Sala delle Maioliche, una straordinaria collezione composta da trecento rarissimi pezzi.

Rocca Borromea di Angera

Il museo raccoglie la grande collezione privata della principessa Bona Borromeo di bambole e giocattoli. Unico museo in tutta Italia del suo genere e fra i più importanti di tutta Europa.

Rocca Borromea di Angera

Il Museo della Bambola e del Giocattolo, il più grande d’Europa, stupisce con la sua esposizione che ripropone la storia della bambola e del gioco attraverso l’evoluzione dei materiali, i comportamenti socio-educativi e i legami con arte, costume e moda di ieri e oggi. A fare da cornice è il ricercato Giardino Medievale, ricco di significati simbolici, realizzato a seguito di accurati studi su codici, documenti d’epoca e immagini su manoscritti miniati.

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Castello di Drugolo

19 giovedì Feb 2015

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Castelli della provincia di Brascia, Castello del X secolo, castello privato, fortezza monastica, Il Castello, Lonato del Garda, maniero, merlatura ghibellina, Ottone I di Germania, Pandolfo Malatesta, Rataldo Averoldo, roccaforte

Castello di Drugolo di Paola

Il castello di Drugolo (o Castel Averoldi) è una roccaforte, risalente al X secolo di Drugolo, antico borgo a nord di Lonato, in provincia di Brescia.

L’imponente struttura a merlatura ghibellina, forse di origine longobarda, si erge isolata tra le colline a poca distanza dal lago di Garda.

Castello di Drugolo

La costruzione del castello di Drugolo, Castello antichissimo, probabilmente di origine longobarda, è fatta risalire a prima del Mille, come un antico convento.

Non si conoscono le sue vicissitudini nei due secoli successivi, ma, verso la fine del Trecento, da documenti certi risulta una ricostruzione delle mura sue perimetrali.

Castello di DrugoloPassò in proprietà a parecchie famiglie nobili: Griffi, Pandolfo Malatesta, Malagnino da Padenghe, i Vimercati di Milano sino al 1436 quando passò alla famiglia Averoldi di Brescia e ne tenne la proprietà fino al 1935, quando passò in possesso della famiglia Lanciani Rocca. Ora è di proprietà dei Baroni Lanni della Quara.

Castello di Drugolo di Paola.

Il castello di Drugolo ebbe come primo proprietario storico un certo Rataldo Averoldo al quale, secondo lo storico Cenedella, fu donato nel 962 da Ottone I di Germania, incoronato Imperatore dell’Impero Romano d’occidente.

L’Averoldo veniva in pari tempo investito “dei proventi e diritti di Padenghe e Maguzzano” per cui la famiglia Averoldi prese il nome di Averoldi Padengoli.

Castello di Drugolo di Paola..Il castello, di pianta quadrata, ha un ponte levatoio e merlature ghibelline ed è tuttora abitato dai proprietari, pertanto non visitabile.

Tuttavia dalla passeggiata che costeggia il maniero, è possibile ammirarlo in tutta la sua grandiosa eleganza, l’edificio è a pianta quadrata con due torri angolari sorge su di un alto muro a scarpa ed è circondato da mura perimetrali entro le quali sorge la chiesa di San Michele, del XII secolo.

Castello di Drugolo

Il Castello è ben visibile da lontano essendo costruito su un alto muro di scarpa, sopra un tracciato quasi perfettamente quadrato, forse  sovrapposto sul  perimetro anteriore di età medievale, il castello non è visitabile all’interno perché dimora privata.

Castello di Drugolo

 

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Castello La Gaeta

02 lunedì Feb 2015

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Castelli della provincia di Como, Castello del XX secolo, Castello sul lago, Conti Gerli, Gino Coppedè, Il Castello, La Gaeta, stile neo-medioevale

Castello La Gaeta

Il castello La Gaeta è un fantasioso castello in stile neo medioevale, l’edificio venne realizzato su progetto di Adolfo e Gino Coppedè e ultimato nel 1921.

Castello La Gaeta

Il castello La Gaeta che prende il nome dall’omonima punta su cui sorge sul lago di Como, castello medievale e rinascimentale insieme con inseriti motivi del periodo liberty. Le parti più scenografiche sono le due torri, una a strapiombo sul lago e l’altra verso le colline.

Castello La Gaeta

Nel 1940 il castello divenne di proprietà dei Conti Gerli; oggi, ristrutturato è diviso in appartamenti, il castello non è visitabile,

Castello La Gaeta

Il castello La Gaeta è stata usata come set nel finale del film “Casinò Royale” del 2006: Daniel Craig/James Bond rintraccia in questa dimora Mr White, gli spara ad una gamba e, dall’alto della scalinata che conduce al portone proferisce la fatidica frase: “Il mio nome è Bond, James Bond”.  Non è visitabile

Castello La Gaeta

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Castello Bonoris

03 mercoledì Dic 2014

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Castelli del XX secolo, Castelli della provincia di Brescia, coda di rondine, Conte Bonoris, conti Longhi, fortezza, Giuseppe Rollini, Il Castello, Rocca

 

Castello Bonoris

Il Castello Bonoris, realizzato nel XIX secolo, è inserito all’interno di un itinerario che si sviluppa attorno ai numerosi castelli presenti nella Bassa Bresciana.

Le prime testimonianze documentarie relative a un edificio fortificato sulla collina di San Pancrazio risalgono al 1107, quando Montichiari è già al centro del feudo rurale dei conti Longhi, economicamente autonomo e posto sulla direttrice tra Brescia e Mantova.

Castello BonorisLa rocca tuttavia, col passare dei secoli, dovendo assolvere ai semplici scopi difensivi della popolazione del borgo, è sottoposta a distruzioni e ricostruzioni, legate al susseguirsi delle guerre e all’insicurezza del territorio circostante.

Castello Bonoris

Solo intorno alla metà del XVII secolo, nel pieno del dominio veneziano e con la perdita dell’interesse strategico, l’area del castello risulta in quasi totale abbandono, divenendo spesso una comoda cava di pietre e materiali di costruzione.

Castello Bonoris

Il committente, Conte Bonoris, volle utilizzare i resti dell’antica Rocca difensiva preesistente per costruire il suo sfarzoso palazzo. All’originaria fortezza del X secolo si sostituì un castello esteticamente molto curato e d’impostazione romantica.

Castello BonorisL’ingresso è costituito da un ponte levatoio principale stretto tra due torrette rifinite a coda di rondine. La facciata è affrescata e riporta lo stemma di Montichiari e del suo santo patrono, S. Pancrazio.

Castello Bonoris

L’interno presenta grandi stanze completamente affrescate ad opera di Giuseppe Rollini intorno al 1898-1900, tra cui la cappella privata e la sala baronale risaltano per la perfezione dell’arte.
Le sale sono arredate con mobilio dal sapore antico, ricavato da pezzi unici dai fratelli torinesi Arboletti, mentre l’intero castello è abbracciato da un parco molto vasto, curato nei minimi dettagli e ricco di piante e fiori particolari.

Castello Bonoris

Nel 1996, dopo un periodo di relativo abbandono ed incongruo utilizzo, il Castello Bonoris è stato riacquistato dal Comune di Montichiari che ne ha avviato il difficile recupero.

Castello Bonoris

 

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Castello Borromeo di Cassano d’Adda

27 giovedì Nov 2014

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Bartolomeo Gadio, Cassano, Castelli sul fiume, castello del XV secolo, ducato di Milano, famiglia Borromeo, fortezza, Leonardo da Vinci, Ludovico il Moro, maniero, Ottone Visconti, Repubblica di Venezia, Sforza, Visconti

Castello Borromeo di Cassano d’Adda

Il Castello di Cassano d’Adda sorge in un luogo di importanza strategica per il controllo del valico sul fiume, lambito dalle acque del canale Muzza, per secoli confine naturale tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia.

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La costruzione del castello attuale si deve ad Ottone Visconti, arcivescovo di Milano dal 1261 al 1295. Fin dalle origini assolve a molteplici funzioni: presidio militare, residenza provvisoria della signoria, luogo di svaghi e feste, sede di rappresentanza, uffici per l’amministrazione locale, caserma di polizia, tribunale, prigione. Segno della vocazione residenziale sono gli ambienti spaziosi, con grandi volte a crociera, e, spesso, affrescati.

Castello Borromeo di Cassano d’Adda

Nel XV secolo, Bartolomeo Gadio, uno dei massimi architetti militari del XV secolo, ideò l’imponente muraglia che scende fino al piano della Muzza, e caratterizza in modo così evidente la fortezza.

Alla fine del secolo Ludovico il Moro, ultimo degli Sforza, chiama intorno a sé alcuni fra i maggiori artisti ed intellettuali del tempo, fra cui anche Leonardo da Vinci.

Castello Borromeo di Cassano d’Adda

Leonardo vive nel ducato di Milano una delle sue più intense stagioni creative, lavorando come pittore, architetto, ingegnere, scenografo, stilista, scienziato e persino musicista. Con l’Adda e Cassano ha numerose frequentazioni e soggiorna nella torre stessa del castello, dall’alto della quale ha compiuto una parte dei suoi studi sul volo degli uccelli, preliminare indispensabile alla progettazione e realizzazione di quelle macchine volanti, che costituiscono il primo sforzo concreto fatto dall’umanità per conquistare il cielo.

Castello Borromeo di Cassano d’Adda

Superata la sua funzione bellica tra il XVIII e il XIX secolo , il maniero fu riadattato ad usi diversi; sede di pretura e carceri, caserma militare. Nel Novecento continuò incessante l’opera di “snaturalizzazione” del castello che finì per ospitare una filanda, sede di Pretura, officine, laboratori artigianali, malsane abitazioni.

Castello Borromeo di Cassano d’Adda

Fino ai primi anni Ottanta vi si trovava anche una frequentatissima discoteca ricordata con nostalgia dai giovani dell’epoca. Ogni ambiente della rocca finì insomma vittima dell’incuria e del più sconfortante degrado. Agli inizi degli anni Novanta si registrò un improvviso quanto inatteso colpo di spugna: si sbaraccò tutto quanto non attinente alla vetustà e alla importanza del luogo e si diede il via a lavori di restauro che restituirono, almeno esternamente, un certo decoro all’antico castello.

Castello Borromeo di Cassano d’Adda

Agli inizi degli anni Duemila la rocca che fu dei Visconti, pare voler far parlare ancora di se. Ne è una riprova quanto accadde nel 1999, anno in cui ritrovarono la luce alcuni meravigliosi affreschi di scuola giottesca. Un capolavoro di finissima fattura maldestramente celato sotto un robusto strato di calcina .in una cappella patrizia che aveva finito per diventare una coppia di miniappartamenti.

Castello Borromeo di Cassano d’Adda

Passato l’iniziale entusiasmo, tuttavia, l’imprevisto ritrovamento, che portò il castello di Cassano anche al centro dell’interesse della stampa nazionale, i riflettori sembrano essersi di nuovo spenti su questo prezioso tesoro della storia lombarda.

Castello Borromeo di Cassano d’Adda

 

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Castello di Carimate

02 sabato Ago 2014

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Bianca Maria Sforza, castello medievale, conte Bernardo Arnaboldi Cazzaniga, cstello del XIV secolo, duca Giovanni Galeazzo, Edgardo Sogno, Giorgio Scaramuzza Visconti, Giuseppe Garibaldi, Guido Arciboldi, Ludovico il Moro, Ludovico Visconti, Massimiliano I d’Asburgo, ponte levatoio, Stone Castle Studios, Terza Guerra d’Indipendenza, Visconti, Vittorio Emanuele II di Savoia

Castello di Carmate

La costruzione del castello di Carimate alla base di quello attualmente esistente risale al 1345, quando il feudo passa sotto il dominio dei Visconti, signori di Milano. L’edificio è da questi usato come postazione di villeggiatura e di caccia, ma è anche situato in posizione strategica in prossimità della strada che da Milano va a Como e quindi in Svizzera. Il castello fa parte di una rete difensiva a nord di Milano.Le prime notizie di un insediamento difensivo nell’ attuale posizione di Carimate si hanno nell’anno 1149 (il Castello fu distrutto nella guerra tra Milano e Como).

Castello di Carmate

La costruzione del Castello alla base di quello ora esistente risale al 1345, quando il feudo passò sotto il dominio dei Visconti, signori di Milano. L’edificio fu usato come postazione di villeggiatura e di caccia, ma soprattutto quale fortezza di guardia dell’antica via Regina, strada di comunicazione tra Milano, Como, l’alto Lario e le valli svizzere Ticinesi.
Il Castello divenne parte di una rete difensiva a nord di Milano.

Castello di Carmate

Si sviluppò un piccolo borgo di personale legato al Castello, case di agricoltori, scuderie. Una quarantina d’anni più tardi Caterina Visconti fece scavare il fossato perimetrale e costruì il ponte levatoio.
Dopo il 1402 Il Castello e i beni di Carimate furono concessi in feudo a Giorgio Scaramuzza Visconti già Aicardi, condottiero del duca Filippo Maria Visconti e figlio di Domenico Aicardi di S. Giorgio di Lomellina, nel pavese.
La storia racconta che, avendo l’Aicardi padre scoperto una congiura di nobili milanesi alla vita del duca, gli divenne tanto caro da essere insignito del cognome e dell’insegna dei Visconti.

Castello di Carmate

Nel novembre dell’anno 1493, gli ambasciatori dell’Imperatore Massimiliano I d’Asburgo vennero in Italia con l’incarico di sposare per procura in nome del loro sovrano, e poi condurre in Germania, Bianca Maria Sforza, figlia di Galeazzo Maria.
Dopo i festeggiamenti per il matrimonio, una numerosa comitiva di personalità accompagnò Bianca Maria nel viaggio, tra questi: il duca Giovanni Galeazzo e suo fratello Ludovico il Moro con Batrice d’Este, Guido Arciboldi, arcivescovo di Milano, il giureconsulto Giasone del Maino, ambasciatori e altri notabili. Giunta a Meda, la comitiva si divise; a Carimate prese alloggio Ludovico il Moro con altri membri della famiglia ducale.

Castello di Carmate

Nel 1496, in viaggio per Pisa, passò da Carimate lo stesso imperatore Massimiliano I. Tanto gli piacque il luogo, che vi soggiornò per ben sette giorni, riposando e cacciando cervi nei boschi circostanti.
Qualche anno più tardi, questa dimora divenne l’ultimo rifugio di Ludovico il Moro che, ormai sconfitto in patria, voleva riparare in Germania con la famiglia ed i tesori.

Castello di Carmate

Nel 1795, anno della morte di Ludovico Visconti senza eredi legittimi, terminò il periodo Visconteo; il Castello e tutti i beni furono avocati al pubblico demanio passando alla real camera.
Il 19 frinale anno V della Repubblica Francese, 9 dicembre 1796, furono acquistati da Cristoforo Arnaboldi, cittadino comasco, che fece del Castello la sua residenza, viene sottoposto ad un radicale intervento di restauro ad opera dell’architetto Ercole Balossi Merlo, tendenti a ripristinare l’aspetto che questo doveva avere in epoca medievale secondo i precetti architettonici impartiti ai primi laureati del Politecnico di Milano. L’attuale aspetto è in sostanza il frutto di una ricostruzione in parte archeologica ed in parte storica e filologica (con qualche elemento di gusto romantico), attraverso la riscoperta dell’affresco conservato nell’abside della chiesa dedicata a Santa Maria dell’Albero (cappella cinquecentesca che una volta si trovava all’interno delle mura del castello). Castello di Carmate

Il Castello era circondato da un bellissimo parco di 30 ettari, con piante secolari, essenze rare, serre per fiori preziosi; attraversato dal torrente Seveso che qua e la originava piccoli stagni, rifugi accoglienti per selvaggina di ogni tipo.
Popolata da fagiani, lepri, cervi e uccelli acquatici, la proprietà era considerata una delle più belle piccole riserve di caccia della Lombardia.
Il parco e il Castello richiedevano la cura di ben 32 persone tra personale di servizio, giardinieri e guardia caccia.

Durante il Risorgimento Vittorio Emanuele II di Savoia e Giuseppe Garibaldi, dall’alto della torre sud-ovest, seguirono alcune manovre delle truppe implicate nel conflitto della Terza Guerra d’Indipendenza. Tale evento storico è descritto sulla targa lapidea incisa a bassorilievo, che si trova sul lato nord della torre alta (fuori dal Ristorante).

Castello di Carmate

Nel 1874 gli Arnaboldi riunirono il Castello e le diverse proprietà circostanti che si erano nel tempo frazionate. L’edificio fu sottoposto a radicali restauri che gli diedero l’attuale aspetto romantico con le torri merlate. Nel 1918 il conte Bernardo Arnaboldi Cazzaniga morì lasciando il Castello alla figlia Bice Arnaboldi, coniugata con il conte Paolo Airoldi di Robbiate.
La figlia di Bice Arnaboldi, Mimmina, sposò Virgilio Brichetto, importante broker assicurativo genovese. Virgilio e Mimmina Brichetto sono i nonni di Letizia Moratti Brichetto, ex Sindaco di Milano ed ex Ministro del governo italiano.

Castello di Carmate

Nel periodo bellico, dal 1943 al 1945, il Castello venne occupato dai tedeschi che ne fecero una delle sedi dell’organizzazione Todt (servizio del lavoro obbligatorio). Bice Arnaboldi, anche durante il periodo bellico, visse sempre nel Castello che divenne, dopo la partenza dei tedeschi, base e rifugio per l’organizzazione partigiana Franchi. Questa formazione era guidata da Edgardo Rato Sogno del Vallino, nobile biellese, tenente di cavalleria, assurto a grande notorietà per le sue imprese spericolate di sabotaggio.

Castello di Carmate
La Franchi, di matrice liberale, teneva i contatti tra le bande partigiane e i servizi alleatiorganizzando lanci di armi, denaro, medicinali. Lanci che venivano preannunciati al termine delle trasmissioni di radio Londra con messaggi cifrati. Tutti sentivano quelle trasmissioni, anche se severamente vietate dai tedeschi e dai fascisti.
Vi è nel Castello una piccola cantina segreta dove venivano conservati i vini più pregiati, che fu rifugio di Edgardo Sogno, il quale sfuggì sempre ai rastrellamenti delle S.S. tedesche e dei fascisti.

Castello di Carmate

Nel dopoguerra nel Castello venne organizzata una serata raduno dell’organizzazione Franchi con la partecipazione di influenti personalità, tra cui spiccano: Edgardo Sogno, Cesare Merzagora (presidente del Senato italiano e poi Presidente delle Assicurazioni Generali), il banchiere Adolfo Tino, allora Presidente di Mediobanca, Edoardo Visconti di Modrone, Adolfo Beria di Argentina, l’ambasciatore inglese Mc Caffery e Allen Dulles, futuro capo della C.I.A. durante la presidenza Kennedy.

Castello di Carmate

Alla morte di Bice Arnaboldi nel 1954 la famiglia decise di vendere il Castello. Decisione presa in seguito a complicate vicissitudini ereditarie, ma soprattutto imposta dagli insopportabili costi di gestione. Nel 1956 il castello, il parco e le scuderie vengono acquistate in blocco dalla Società Generale Immobiliare di Roma, ancora nel loro configurazione originaria.

Da allora il Castello subì un lento declino che lo portò a miserevoli condizioni, nonostante sia stato sede di una nota casa discografica dal 1977 al 1987: la Stone Castle Studios. Tra gli artisti che incisero: Fabrizio De André, Lucio Dalla.

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Castello dei conti Balbiani di Chiavenna

16 mercoledì Lug 2014

Posted by castlesintheworld in Castelli, Castelli d'Europa, Castelli d'Italia, Castelli Della Lombardia

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Tag

castello del XIV secolo, castello medievale, Chiavenna, Cisalpini, conti Balbiani, dimora castellata, famiglia grigione dei Salis di Marschlins, Gian Giacomo de Medici, Giovanni Antonio Amadeo, Giovanni Battista Mazzina, Grigioni, Il Castello, Napoleone, Valchiavenna

Castello dei conti Balbiani di Chiavenna

Il castello di Chiavenna residenza dei conti Balbiani, feudatari della Valchiavenna , sorge al termine della vecchia “piazza Granda” a ridosso del promontorio dove sorgevano le antiche fortificazioni cittadine.
L’edificio, molto rimaneggiato, risale al XIV secolo quando i conti Balbiani reggevano per conto dei Visconti e degli Sforza il Contado di Chiavenna.

Castello dei conti Balbiani di Chiavenna

Collocato sulla rocca gemina retrostante l’edificio, detta del Paradiso e Castellaccio, ricordata fin dal 973. La dimora dei conti Balbiani fu resa inservibile al principio del Cinquecento da parte dei Grigioni, dopo una battaglia con la milizia del temibile condottiero Gian Giacomo de Medici e un secolo prima rispetto al castello, smantellato per ordine del Papa nel 1639.

Castello dei conti Balbiani di Chiavenna

Si presenta come un blocco compatto in pietra, racchiuso tra due torri cilindriche; la parte centrale della fronte è ricoperta da alte finestre disposte su tre piani.

Castello dei conti Balbiani di Chiavenna

di originario conserva solo le pareti perimetrali e le torri, mentre il resto, abbattuto dai grigioni, fu ricostruito nel 1930. 

La cinta fu progettata da Ambrogio Ferrari, ingegnere ducale, con lacollaborazione di Giovanni Antonio Amadeo e forse dello stesso LEONARDO.

Castello dei conti Balbiani di Chiavenna

Del castello Balbiani rimase in piedi il perimetro delimitato dalle due torri cilindriche e la cantina con copertura a volta. Nella seconda metà del ‘700, quand’era passato in proprietà alla potente famiglia grigione dei Salis di Marschlins, presso Coira, se ne iniziò la ristrutturazione, a partire dalla facciata.

Castello dei conti Balbiani di Chiavenna

In quell’occasione le finestre ad arco divennero rettangolari, come sono oggi. Ma il lavoro rimase incompiuto, perché nel 1797 i Grigioni furono allontanati dai Cisalpini di Napoleone e i loro beni confiscati. Il rudere, così modificato in facciata, sarà ricostruito solo tra il 1930 e l’anno successivo a spese di Giovanni Battista Mazzina, un emigrante gordonese che, al principio del Novecento, fece fortuna in Argentina e Uruguay.

Con l’intervento architettonico il palazzo divenne una dipendenza dell’adiacente albergo Conradi & Poste, mentre oggi è abitazione privata.

Castello dei conti Balbiani di Chiavenna

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