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~ Quando diciamo "castello", la fantasia porta ad evocare un universo fantastico e meraviglioso popolato di dame e cavalieri, di assedi e di duelli, di amori e delitti, storie e leggende, nelle pietre dei castelli sono incisi secoli di storia. In questo Blog voglio condividere la mia passione per questo tipo di architetture, scoprire insieme le diversità da stato a stato, le loro bellezze, la loro storia e i loro misteri. Un anticipato GRAZIE alla collaborazione di Wikipedia, l'enciclopedia libera. per la realizzazione dei contenuti ! Se hai foto, articoli di castelli oppure rievocazioni storiche da segnalarmi la mia e-mail è : castlesintheworld@yahoo.it

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Archivi della categoria: Castelli del Friuli Venezia Giulia

Castello di Gorizia

25 lunedì Gen 2016

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Castelli della provincia di Gorizia, Castello con fantasma, Castello del XI secolo, conti di Gorizia, Edmond Halley, Enrico IV di Spanheim, fortificazione, Imperatore Massimiliano d'Asburgo, mastio, Repubblica di Venezia

Castello di GoriziaIl Castello di Gorizia è una fortificazione risalente all’XI secolo costruita sul colle che domina la città da cui prende il nome, la costruzione del castello di Gorizia è databile intorno al 1146, anno nel quale per la prima volta compare il titolo di conte di Gorizia, abbinato a Enrico IV di Spanheim, che presuppone la presenza di una fortificazione in loco.Castello di Gorizia

È probabile che inizialmente una serie di strutture difensive come un terrapieno, un fossato, una palizzata avessero preceduto la costruzione di un torrione o mastio di pietra, il quale fu ampliato ulteriormente durante il XIII secolo con l’aggiunta di un palazzo signorile e un edificio di due piani. In questo stesso periodo era sicuramente presente un borgo al di fuori della palizzata provvisto a sua volta di una barriera difensiva e composto da case costruite obbligatoriamente in muratura, imposizione data ai residenti che si aggiungeva a quella di difendere il castello in caso di attacco.Castello di Gorizia

La prima raffigurazione del castello è risalente al 1307 impressa sul sigillo concesso alla città da Alberto II, sebbene la figura sia molto stilizzata si riesce a distinguere chiaramente il mastio. È probabile che intorno al 1350 il castello avesse sembianze simili a quello di Bruck presso Lienz.Castello di Gorizia

Alla morte di Leonardo, l’ultimo conte di Gorizia, avvenuta nel 1500 il feudo e il castello di Gorizia divennero proprietà di Massimiliano I d’Asburgo imperatore del sacro romano impero; il quale, pur rinforzandone le difese, nel1508 perse la fortificazione e il territorio che caddero nelle mani della Repubblica di Venezia la quale rivendicava la successione della contea.Castello di Gorizia

Sotto la Serenissima il castello ebbe un’ulteriore opera di fortificazione per renderlo più adatto alla guerra rinascimentale che comprendeva l’utilizzo delle armi da fuoco, tra le varie modifiche apportate venne anche abbattuto il mastio dell’XI secolo, tuttavia Venezia riuscì ad occupare il territorio per soli tredici mesi fino al giugno del 1509.Castello di Gorizia

Nel secolo successivo il castello venne utilizzato come carcere e come caserma e perdette il suo aspetto medievale, nel XVIII secolo venne ulteriormente ampliato con bastioni, polveriere e muraglioni, la costruzione di alcune di queste opere furono supervisionate dal matematico e astronomo Edmond Halley.Castello di GoriziaIl castello fu danneggiato durante i bombardamenti della prima guerra mondiale e oggetto di un restauro filologico negli anni che vanno dal 1934 e il 1937 dall’architettoFerdinando Forlati con l’aiuto del genio militare e della soprintendenza delle Belle Arti di Trieste. Si decise di ritornare ad un aspetto medievale del castello e di abbandonare l’intonacatura bianca che la costruzione aveva acquisito durante il rinascimento.Castello di Gorizia

Il castello adesso ospita il Museo del Medioevo Goriziano, gli interni sono arredati con mobili e suppellettili originali, e fanno mostra riproduzioni di armi bianche e macchine d’assedio. Nel cortile centrale è ancora possibile vedere i resti del vecchio torrione dell’XI secolo. Sopra l’entrata c’è una statua raffigurante il leone di san Marco, simbolo della Serenissima, pur risalente al XVI secolo non è mai stato utilizzato, a causa della breve dominazione veneziana, fino al 1919, anno in cui è stato collocato nella sua sede attuale. Sulla collina intorno al castello si estende un parco pubblico.Castello di Gorizia

Si dice che ancora oggi, nelle notti di plenilunio, un fantasma si aggiri sugli spalti del castello: è la bella Ginevra di Strassoldo rapita da Federico di Cucagna poco prima di andare a nozze a Odorico di Villalta, cacciato dal suo castello.
Per non subire violenza, la bella si trasformò in statua e tornò in vita solo quando Odorico di Villalta, riconquistato il castello, piangendo abbracciò la statua.Castello di Gorizia

 

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Castello di Prampero

29 giovedì Ott 2015

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Castelli della provincia di Udine, Castello del XI secolo, castello feudale, castello medievale, Corrado II

Castello di PramperoIl Castello di Prampero è un castello medievale del 1025, quando il patriarca di Aquileia Poppone concesse in feudo un colle e diede licenza al feudatario proveniente dalla città di Augusta in Baviera di costruirvi un castello.Castello di Prampero

Nel 1025 la cinta turrita fondata sul colle dell’Alto Friuli è un feudo concesso dal Patriarca di Aquileia Poppone ad un suo fido per lo sviluppo strategico ed economico dei possessi a lui affidati nell’ambito del rafforzamento del Sacro Romano Impero in Italia. Dalle torri si controllavano le strade sottostanti riscuotendo i pedaggi necessari alla manutenzione delle vie di comunicazione, e si sorvegliavano i lavori agricoli; la corte interna serviva per custodire utensili e prodotti.Castello di Prampero

Dopo che Corrado II concesse l’ereditarietà dei feudi minori (1037), il castello di Prampero e il colle appartennero all’omonimo ceppo famigliare articolato in più rami, una metà come bene patrimoniale, l’altra sotto il regime feudale.Castello di Prampero

La costruzione stessa del castello, ampliandosi, divenne residenza dei consortes e insieme quartier generale del giusdicente, cioè del maschio primogenito investito dal patriarca (e in seguito dal governo veneziano) del rinnovo del feudo. Tale assetto rimase fino alla soppressione dell’istituto giuridico del feudo da parte dello Stato italiano (1870).Castello di Prampero

Fu allora che il castello e il colle furono acquistati dai fratelli Antonino e Ottaviano di Prampero, divenendo pertanto un bene privato della storica famiglia, con ininterrotta genealogia dalle origini.

l castello non porta segni di distruzione umana. Due invece furono i terremoti che distrussero quasi totalmente i fabbricati del comprensorio di Prampero (1511 e 1976), ma nel tempo in questa zona si registrarono altri violenti e ripetuti disastri sismici (1116, 1222, 1279, 1301, 1348, 1403).Castello di Prampero

Le cronache non menzionano specificamente il castello tra i beni allora danneggiati, ma è la costruzione stessa che porta segni di rifacimenti riconducibili ai terremoti ivi descritti, dopo il terremoto del 1511, l’archivio famigliare di Prampero attesta che le opere di restauro impegnarono i consortes di Prampero durante tutto il XVI secolo, con il determinante apporto finanziario di Gio Gioseffo (1518-1595), di Fulvio (1554-1602) e di Gio Francesco (1530-1615).Castello di Prampero

Se si escludono la torre Tarcento che non fu rielevata e la loggetta a Ovest che prima non esistente il castello apparentemente venne ricostruito senza particolari ammodernamenti, nell’osservanza dei principi costruttivi precedenti, rispettati anche nell’edificazione nella corte del nuovo corpo con la scala esterna (1595). Il maniero prese allora l’aspetto che mantenne fino al crollo del 1976.

Castello di Prampero

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Castello di Cordovado

29 giovedì Ott 2015

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borghi più belli d'Italia, Castelli della provincia di Pordenone, Castello del XI secolo, castello medievale, famiglia dei Ridolfi, mastio, vescovi di Concordia

Castello di CordovaroIl Castello medievale di Cordovado, poco lontano dalla città di Pordenone, è noto come uno dei borghi più belli d’Italia. Il Castello, situato probabilmente vicino ad un “castelliere” preistorico e ad un successivo insediamento romano a guardia della via Augusta, fu eretto intorno all’XI secolo per difendere il territorio dalle scorrerie degli Ungari.IMG_0430

Fu da sempre possedimento dei vescovi di Concordia (tanto da diventarne residenza estiva e sede sussidiaria), che lo governarono tramite un gastaldo, carica questa attribuita alla famiglia dei Ridolfi che aveva il compito di risiedervi stabilmente, di custodirlo, di difenderlo, di amministrarlo e amministrarvi la giustizia (venne concessa alla comunità ampia autonomia, come la giurisdizione penale e lo Statuto del 1337).Castello di Cordovaro

Tutto il complesso fortificato subì nel 1387 l’assedio delle truppe carraresi e nel 1412 quello delle truppe veneziane contro gli Ungheresi asseragliatevi. Nel 1420 passò alla Repubblica di Venezia, che confermò al Vescovo il diritto di possesso e la giurisdizione su Cordovado, che fu elevato a rango di marchesato, seguì poi tutte le vicende dei Comuni della Patria del Friuli fino all’unione al Regno d’Italia nel 1866.Castello di Cordovaro

L’attuale area fortificata è il risultato di modifiche e stratificazioni che si sono succedute nel tempo, quelle più significative tra Sei e Ottocento, la cerchia esterna di mura, con terrapieno, fossato, due torri portaie ancor oggi presenti, nel basso medioevo racchiudeva uno spazio interno costituito dal castello vescovile, a sua volta munito di mura e fossato con ponte levatoio, mastio e altri edifici, accanto sorgeva il borgo.

Della struttura originaria del castello rimangono le due torri e parte delle mura di cinta,
conservano ancor oggi tutto il fascino dei secoli passati.Castello di Cordovaro

Le sue mura medievali, magnificamente conservate, racchiudono molti edifici storici, tra i quali spicca il palazzo Piccolomini Freschi, villa risalente alla fine del 1500 e costruita sul modello degli antichi palazzi veneziani.Castello di Cordovaro

L’ultima descrizione a noi giunta del Castello appartenuto ai vescovi di Concordia risale al 1856, poco prima del suo abbattimento definitivo. Lungo il tratto delle mura sud-orientali si notano i resti del fossato e le case costruite all’interno del recinto nel XIX secolo.

Castello di Cordovaro

La favorevole posizione geografica della fortificazione, posta in prossimità di un guado su un ramo del fiume Tagliamento (da cui il toponimo “corte vedi”), gli fece assumere nel tempo notevole importanza, tanto da diventare residenza estiva e sede sussidiaria dei vescovi di Concordia.

Nel XVI secolo, dopo i crolli causati dal violento terremoto del 1511, fu edificato l’attuale palazzo sulle fondamenta dell’antico maniero.Castello di Cordovaro

Dei bellissimi giardini storici dell’ottocentesco, con piante antiche e percorsi segreti, circondano il Castello di Cordovado. Nel borgo, poco distante dalla villa, si trovano ancora le abitazioni contadine e artigiane e una deliziosa cappella dedicata a San Girolamo, che conserva un affresco attribuito alla scuola di Giotto.Castello di Cordovaro

Il Castello di Cordovado e i suoi giardini storici sono aperti ai visitatori e ospitano tutto l’anno eventi e manifestazioni, grazie al pregevole castello, la località di Cordovado ha ottenuto il riconoscimento di “uno dei borghi più belli d’Italia”.Castello di Cordovaro

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Castello di Miramare

11 venerdì Set 2015

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Castelli della provincia di Trieste, castello del XIX secolo, Castello in stile neomedievale, castello sul mare, Duca Amedeo d'Aosta, golfo di Trieste, Il Castello, Imperatore Massimiliano d'Asburgo, residenza reale, stile razionalista

Castello di MiramareIl Castello di Miramare fu una residenza della corte Asburgica: il complesso venne costruito nell’omonima frazione di Trieste per volere di Massimiliano d’Asburgo-Lorena, arciduca d’Austria e imperatore del Messico, per farne la propria dimora da condividere con la moglie Carlotta del Belgio.Castello di Miramare

Affacciato sul golfo di Trieste, è situato a pochi chilometri a nord del capoluogo (circa 6 km dalla Stazione Centrale).

Miramare è la forma italianizzata dell’originale Miramar, derivante dallo spagnolo “mirar el mar”, in quanto Massimiliano d’Asburgo nel visitare il promontorio che lo ospita, fu ispirato dal ricordo di castelli spagnoli affacciati sulle coste dell’oceano Atlantico.Castello di Miramare

Il castello è circondato da un grande parco di circa 22 ettari caratterizzato da una grande varietà di piante, molte delle quali scelte dallo stesso arciduca durante i suoi viaggi attorno al mondo, che compì come ammiraglio della marina militare austriaca.Castello di Miramare

Nel parco si trova anche il castelletto, un edificio di dimensioni minori che funse da residenza per i due sposi durante la costruzione del castello stesso, ma che divenne di fatto una prigione per Carlotta, quando perse la ragione dopo l’uccisione del marito in Messico.Castello di Miramare

All’interno, il castello è suddiviso in numerose stanze. Il piano terra era destinato a residenza dell’Imperatore Massimiliano I e della consorte Carlotta, mentre quello superiore venne in periodo successivo adibito a residenza del Duca Amedeo d’Aosta, che vi abitò per circa sette anni e modificò alcune stanze secondo lo stile dell’epoca.Castello di Miramare

Furono rimosse le insegne Imperial-Regie e sostituite con croci sabaude.

Questo castello è risultato funesto per chi vi ha abitato: Massimiliano d’Asburgo partì per cingere la corona imperiale del Messico e vi morì, Amedeo partì per l’Impero d’Etiopia di cui fu viceré e morì in prigionia.Castello di Miramare

La prima idea di costruire un castello sul promontorio vicino alla baia di Grignano venne a Massimiliano nel 1855. Occorreva bonificare la zona, ma l’ampio spazio a disposizione avrebbe costituito per il fratello dell’imperatore il luogo ideale dove dare libero sfogo alla propria passione per la botanica, creando un giardino in cui l’arciduca farà poi confluire le numerose piante rare importate oltreoceano.Castello di Miramare

I lavori cominciarono il 1º marzo 1856, e il progetto fu affidato all’architetto viennese Carl Junker. Il primo disegno non convinse Massimiliano, che ne chiese uno alternativo a Giovanni Berlam, rimanendone soddisfatto. Fu tuttavia il secondo progetto di Junker a divenire quello definitivo.Castello di Miramare

Il modello si rifà alla corrente – di gusto chiaramente neomedievale – denominata romantisches Historismus, sviluppata in quegli anni da Theophilus Hansen all’Arsenale di Vienna e alla villa Pereira, poco a nord della capitale imperiale. L’ideale principale cui si ispirarono l’architetto e il committente di Miramare è tuttavia quello reso manifesto da Karl Friedrich Schinkel nella realizzazione dello Schloss Babelsberg a Potsdam e dello Schloss Kurnik in Polonia.Castello di Miramare

Il castello doveva essere inizialmente costituito da tre piani e un mezzanino, ma Massimiliano, che pur risiedendo a Milano si recava spesso a Trieste per seguire l’andamento dei lavori, decise nel 1858 di eliminare un piano. Intanto, Franz e Julius Hofmann, cui era stata affidata la decorazione degli interni, erano già a buon punto.

ca. 1980-1997, Trieste, Italy --- The drawing room at Miramare Castle is also one of the anterooms to the royal bedroom. --- Image by © Massimo Listri/Corbis

Con la decadenza dalla carica di governatore del Lombardo-Veneto, nel 1859, Massimiliano si trasferì con Carlotta a Miramare, alloggiando dapprima nel castelletto e, a partire dal Natale del 1860, nell’edificio principale. L’anno successivo il proprietario della dimora compiva un viaggio in Brasile, approfittandone per catalogare alcune specie di piante.Castello di Miramare

Tornato, soggiornò stabilmente a Miramare, finché il 14 aprile 1864 salpò insieme alla moglie alla volta del Messico, a bordo del Novara, la stessa nave che ne riporterà indietro la salma quattro anni più tardi. Carlotta riguadagnò Trieste nel 1866, ma il consorte fu fucilato a Querétaro nel giugno successivo.Castello di Miramare

Carlotta cominciò a dare segni di insanità mentale e fu fatta rinchiudere nel castelletto. Poco dopo tornerà nel natìo Belgio.

L’interno fu intanto completato. Gli appartamenti della coppia, neogotici e neo medievali, furono terminati nel 1860, mentre il completamento della zona di rappresentanza, dieci anni più tardi, determinò la fine dei lavori.

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Alla fine del 1945, le truppe neozelandesi sotto il comando del Generale Freyberg entrò a Trieste e si installò nel castello, apportando molte modifiche all’interno. Successivamente le truppe britanniche posero il quartier generale del XIII Corps a Miramare. Alla fine arrivarono gli americani e il castello servì come quartier generale per la guarnigione americana Trieste United States Troops (TrUST) dal 1947 al 3 ottobre 1954.Castello di Miramare

La Sovrintendenza immediatamente iniziò l’opera di restauro degli interni del castello e del Castelletto e della struttura del parco. Sulla base di disegni e fotografie dell’epoca, le decorazioni lignee furono rimesse nelle sale e i mobili, gli arredi, i dipinti e gli arazzi furono riordinati.Castello di Miramare

Il castello è adibito a museo. Al suo interno è conservata anche una pregevole raccolta di vasi orientali. All’interno si possono ammirare le stanze che furono abitate da Massimiliano e dalla moglie Carlotta, le camere per gli ospiti, la camera di informazioni che racconta la storia del Castello e del Parco di costruzione, le stanze in cui abitava il Duca Amedeo d’Aosta con arredi del 1930 in stile razionalista.Castello di Miramare

Tutte le camere sono ben conservate e mantengono tutti gli arredi originali compresi di ornamenti, mobili e oggetti risalenti alla metà del XIX secolo. Particolarmente degni di nota sono la sala della musica, dove Carlotta si esercitava nel suono del fortepiano visibile ora nella sala VII e la sala che rievoca l’arredamento navale della fregata Novara sulla quale Massimiliano era imbarcato quando prestava servizio nella Marina austriaca.Castello di Miramare

Nella camera XIX vi sono una serie di dipinti di Cesare Dell’Acqua raffiguranti la storia di Miramare. Infine, i visitatori possono visitare la sala del trono, che è stata recentemente restaurata e riportata agli antichi splendori, attualmente c’è un pianoforte e la sala viene ora utilizzata per concerti.Castello di Miramare

Il Monumento è la principale attrazione di Trieste con 3.408.662 visitatori nel 2010 e nel 2013 è stato il venticinquesimo sito statale italiano più visitato, con 241.404 visitatori e un introito lordo totale di 520.298 Euro.

Castello di Miramare

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Castello di Villalta

02 martedì Dic 2014

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Castello, Castello con fantasma, castello del XII secolo, castello medievale, conte Lucio della Torre, Conti della Torre, conti di Gorizia, disfatta di Caporetto, Federico di Cucagna, Ginevra di Strassoldo, Lucrezia Mantica, Odorico di Villalta, ponte levatoio, Signori di Villalta-Caporiacco

 

Castello di Villalta

La storia del Castello di Villalta si perde nella notte dei tempi, come lo attestano fondamenta romane e tracce di un castelliere. Il documento più antico conosciuto risale al 1158.

Castello di Villalta
Varie volte assediato, distrutto e riedificato tra il 1200 e il 1400 ebbe la sua struttura monumentale ampliata nel 1500. Fu per secoli proprietà dei Signori di Villalta-Caporiacco e dei Conti della Torre, che dettero molteplici Patriarchi ad Aquileia.

Castello di Villalta
Celebri furono le lotte coi Conti di Gorizia. Le avventure del conte Lucio della Torre causarono l’occupazione del Castello da parte della Serenissima.

Castello di Villalta

L’ occupazione delle truppe napoleoniche sotto il comando del Maresciallo Bernadotte e l’ insediamento di un comando Austro-Ungarico dopo la disfatta di Caporetto, segnano gli avvenimenti recenti più importanti. La doppia cinta muraria, i camminamenti di ronda, il ponte levatoio, le torri di difesa ed i pittoreschi e romantici cortili interni ben riflettono un’epoca di grandezza e d’importanza strategica.

Castello di Villalta
Questa importanza del castello trova riscontro a Udine, dove una delle sue porte si chiama “porta Villalta”.
I signori di Villalta, ramo dell’antichissima stirpe dei Caporiacco che vantano origine romana (Cavorius) e celtica così come il ramo consanguineo dei Castello (oggi Frangipane), sono tra le più importanti famiglie storiche della Patria del Friuli.

Castello di Villalta

Appartenenti al rango dei feudatari liberi, investiti direttamente dagli imperatori per secoli si contrapposero al potere temporale dei Patriarchi di Aquileia. Molti i personaggi di rilievo della famiglia tra cui il celebre condottiero Artico di Villalta, il vescovo Adalgerio, il poeta Federico infelicemente innamorato della bella Lucrezia Mantica.

Castello di Villalta

La leggenda narra ancor oggi, che nelle notti di plenilunio un fantasma si aggiri
sugli spalti del castello è la bella Ginevra di Strassoldo rapita da Federico di Cucagna poco prima di andare a nozze a Odorico di Villalta, cacciato dal suo castello.

Castello di Villalta
Per non subire violenza, la bella si trasformò in statua e tornò in vita solo
quando Odorico di Villalta, riconquistato il castello piangendo abbracciò la statua.

Castello di Villalta

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Castello De Valentinis di Tricesimo

18 martedì Nov 2014

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castello del XIII secolo, castello Medioevale, conte di Gorizia, conti Valentinis di Udine, famiglia dei Montegnacco, famiglia di Tricesimo, fortificazione, fortificazione romana, Il Castello, maniero, Napoleone, Patriarca di Aquileia, Repubblica di Venezia

Castello di Tricesimo

Il castello di  Tricesimo castello medioevale fu costruito sulla cima di una collina morenica probabilmente sui resti di una precedente fortificazione romana posta a guardia della strada che da Aquileia portava al norico.

Castello di Tricesimo

Le prime fonti documentate risalgono al secolo XIII quando il castello risulta abitato dalla nobilissima famiglia di Tricesimo (1253) di origine genovese alla quale spettava l’amministrazione del territorio soggetto al castello. I compiti di carattere militare spettavano invece alla guarnigione, con sede nel castello, che a partire dall’inizio del XIII secolo fu comandata da un capitano patriarcale.

Castello di Tricesimo

A causa della posizione strategica il maniero fu al centro di varie lotte tra il Patriarca di Aquileia e il conte di Gorizia tanto che fu assediato tre volte negli anni dal 1305 al 1310 passando di mano in mano fino a tornare nelle mani del patriarcato (almeno nel 1328).

Questi eventi dovettero minare profondamente la solidità dell’edificio se nel 1332 il Patriarca Pagano della Torre ordinò di fortificarlo nuovamente. Quando nel 1420 il Friuli cadde sotto il dominio della Repubblica di Venezia il capitano patriarcale venne sostituito da un capitano della Serenissima che aveva compiti sia di carattere militare che di carattere amministrativo.

Castello di Tricesimo

Nel contempo il castello continuò ad essere dato in feudo ai nobili friulani: tra le varie famiglie che lo abitarono troviamo i Prampero, i Partistagno e i Castellerio.

Nel 1521 il maniero fu acquistato dai di Montegnacco, proprietari dei vicini castelli di Cassacco e di Montegnacco (quest’ultimo oggi scomparso), che lo tennero fino al 1627, anno in cui lo cedettero ai nobili Valentinis di Udine. Fu trasformato dai conti Valentinis, nel Settecento, in un’elegante villa.

Castello di Tricesimo

Attorno al castello giravano tre cinte di mura, che furono abbattute per ordine di Napoleone quando passò di qui diretto in Austria attraverso il passo di Tarvisio, allo scopo di non lasciare dietro di sé punti di pericolosa resistenza. In quella occasione egli diede ordine di realizzare una via rettilinea tra Udine e Tricesimo, tuttora chiamata lo stradone, che, innestandosi sulla strada statale Pontebbana, evita tortuosi giri all’interno di piccoli paesi.

Castello di Tricesimo

L’ultimo discendente dei conti Valentinis ha ceduto il castello alla curia di Udine, la quale ha edificato, di fronte, un Santuario dedicato alla Madonna Missionaria, con l’altare degli emigranti, in ricordo dei tanti friulani che in passato hanno dovuto cercare lavoro in Germania, Venezuela o Australia.

Una leggenda narra che questo castello e il vicino castello di Cassacco, per oltre un secolo appartenuti alla stessa famiglia dei Montegnacco, fossero collegati da un cunicolo sotterraneo, a cui si accedeva scendendo quaranta gradini, e che nessuno ha mai individuato.

Castello di Tricesimo

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Castello Savorgnan di Artegna

17 lunedì Nov 2014

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Artegna, Castelli Longobardi, castello del XII secolo, castello medievale, conti Bonati Savorgnan d’Osoppo, famiglia castellana, Gregorio da Montelongo, Julia Augusta, periodo longobardo, periodo romano imperiale

 

Castello di Artegna

Il castello Savorgnan di Artegna uno dei castelli longobardi citato per la prima volta nel 1146 e poi anche da Paolo Diacono situato sul colle di San Martino nel centro storico di Artegna.

Esso domina il paese ladino che è situato lungo il tracciato dell’antica via romana, la Julia Augusta, percorso che collegava Aquileia al Norico (l’attuale Austria).

Castello Savorgnan di Artegna

Qui ad Artegna sono state trovate numerose tracce preistoriche e celtiche, che fanno supporre un’origine preromana dell’abitato. Secondo gli storici, il nome della località deriverebbe dal celtico “Ardun” ovvero “collina sull’acqua”, od ancora dal latino “Ara Thenae”, cioè “Ara di Diana”. Secondo il dizionario toponomastico regionale, il nome viene associato al latino “Arcitus”, ossia”stretto”.

Castello di Artegna

Già in periodo romano imperiale, sul colle di San Martino pare dovesse sorgere un insediamento fortificato a controllo della Via Iulia Augusta.  In periodo medievale sorsero due castelli, il superiore e l’inferiore, il primo abbandonato sul finire del XIII sec., il secondo a lungo stabile dimora dei signori d’Artegna.
Notizie documentate sul feudo e sulla famiglia castellana si hanno dal 1253 quando Guarnerio dei signori d’Artegna ricevette l’investitura dal patriarca Gregorio da Montelongo.

Castello di ArtegnaIl castello fu spesso teatro di scontri tra i patriarchi e gli Artegna passando poi nel 1293, brevemente, sotto il dominio dei Gemonesi.
Quasi completamente distrutto nel 1387 per contrasti intercorsi tra gli Artegna, gli Udinesi, i Gemonesi ed il patriarca, e riedificato nel 1410 e nel 1418 per ordine del patriarca Lodovico di Teck, passò ai Savorgnan subendo nel 1499 l’assalto dei Turchi.
In seguito a numerosi passaggi di proprietà, il maniero giunse agli attuali proprietari i conti Bonati Savorgnan d’Osoppo.

Castello di Artegna

Nel periodo longobardo l’arimannia di Artegna fu un baluardo di difesa di primaria importanza per la zona. Vi fu appunto costruito un complesso fortificato che era composto da un castello superiore e da un castello inferiore, che altro non è se non quello che ancor oggi si vede, e che è stato restaurato solo parzialmente dopo il sisma del 1976.

Castello Savorgnan di Artegna

 

Accanto al non più esistente castello superiore, nell’anno 1005, fu edificata la chiesetta di San Martino, eretta con molta probabilità sulle rovine di un tempio longobardo.

Intorno alla metà del XIV secolo, la gastaldia artegnese viene sottoposta alla giurisdizione di Gemona, e nel 1400 fu annessa al feudo dei Savorgnan. Fu proprio questa schiatta locale a insediarsi nel castello inferiore, mantenendone il possesso fino al XVIII secolo, quando cioè iniziarono le dominazioni straniere dei Francesi e degli Austro-ungarici.

Castello Savorgnan di Artegna

 

Questi ultimi contribuirono alla crescita socioculturale di Artegna con l”introduzione dell’obbligo scolastico, fatto singolare e determinante in quella regione. Per ciò che concerne le infrastrutture, quei tedeschi danubiani migliorano un po’ tutta la rete dei collegamenti stradali, preparando così il futuro sviluppo dell’industria.

Finalmente con l’annessione del Friuli e della Venezia Giulia al Regno d’Italia (1866, IV Guerra d’Indipendenza), anche Artegna seguirà il corso della storia italiana.

Castello Savorgnan di Artegna

 

 

 

 

 

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Castello Di Spessa di Capriva

02 sabato Ago 2014

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cantine medievali, castello del XII secolo, castello medievale, Collio goriziano, Conte della Torre-Valvassina, Emanuele Filiberto dʼAosta, Giacomo Casanova, Il Castello, Longobardi, Magiari, Maresciallo Cadorna, Maresciallo Diaz, Patriarchi dʼAquileia, Rausser de Ratscha, Repubblica veneziana, Salvatore Segrè, Teresa Mally Jäger

Castello di Spessa

Il Castello di Spessa di Caprica si erge elegante nel cuore del Collio goriziano, immerso nel verde del suo parco secolare, le sue origini risalgono al lontano 1200, dallʼimpero romano ad oggi numerosi reperti ci parlano dellʼorigine romana del castello, realizzato intorno ad una torre dʼavvistamento forse utilizzata in seguito dai Longobardi. Il nome stesso, “Spessa”, deriverebbe dal latino “silva spissa”, che sta ad indicare la ricca vegetazione del luogo. I villaggi della zona, dopo le incursioni dei Magiari alla fine del IX secolo, vennero ricostruiti dai Patriarchi dʼAquileia e le terre affidate al lavoro delle popolazioni slave.

Castello di Spessa

Capriva, il cui toponimo deriva dalla lingua slava parlata, da “kopriva” cioè “Ortica”, visse successive dominazioni: nel 1420 fu assoggettata da Venezia finchè nel 1528 venne definitivamente attribuita agli Asburgo. Fonti storiche certe confermano che nel XV sec. il Castello fosse dimora dei Rausser de Ratscha, famiglia insediatasi a Gorizia nel ʻ400. Nel 1575 Giuseppe Rassauer firmò un atto di matrimonio con il quale concesse in sposa la figlia Giovanna a Sigismondo Conte della Torre-Valvassina al quale recò in dote il podere di Spessa: cominciò così la dinastia dei Torriani a Spessa.

Castello di Spessa

La storiografia ci narra di una discendenza che si contraddistinse per violenze, ruberie, omicidi e condanne da parte sia della Repubblica veneziana sia delle autorità austriache. Sbiadito lʼantico prestigio la casata dei Torriani si divise, e solo la discendenza di Girolamo rimase a Spessa. Il ʻ700 rappresentò per Gorizia la stagione più feconda per le iniziative culturali, economiche e sociali: nel 1773 Luigi Torriano ospitò Giacomo Casanova al Castello e qualche anno più tardi Lorenzo da Ponte futuro librettista di Mozart e uomo di grande cultura. Il XIX secolo fu teatro della decadenza dei Torriani: il figlio di Luigi cedette terreni e unʼala del castello a Teresa Mally Jäger, di Trieste, la quale li cede a sua volta ad un altro triestino, Stefano Alessandro de Marchesetti.

Castello di Spessa
Sarà Emilio Formentini, barone amico dei Torriani a favorire la riunificazione delle proprietà riacquistando i possedimenti di Teresa Mally Jäger. Nel 1880 lʼultimo Torriano di Spessa, Antonio, e Formentini vendettero lʼintero Castello e la tenuta circostante al triestino Rodolfo Voekl il quale affidò allʼarchitetto Ruggero Berlam la riedificazione del palazzo: poco rimase dellʼantica costruzione posseduta dai Rasseur e dai Torriani.

Castello di Spessa

Nel 1906 il castello venne acquisito dal dottor Eduard Roeckerath di Lipsia, con lʼintento di trasformarlo in sanatorio. Lʼidea non si concretizzò visto che solo 5 anni più tardi fu firmato lʼatto di cessione a favore del barone triestino Demetrio Economo di San Serff, il quale ebbe il merito di riunificare lʼoriginaria tenuta che nei decenni precedenti era stata disgregata in piccole proprietà, e di circondare il castello con un magnifico parco che ancor oggi si può ammirare.

Castello di Spessa

Durante la prima Guerra Mondiale il castello venne utilizzato come sede dei comandi militari che ne sfruttarono la posizione isolata, la robustezza, le cantine e i sotterranei. Nel 1916 fu sequestrato agli Economo (austriaci) dallʼesercito italiano; in questo periodo lʼedificio ospita il Maresciallo Cadorna e il Maresciallo Diaz.

Castello di Spessa

Nel 1925 il Senatore Salvatore Segrè compera il Castello di Spessa. Il mecenate triestino, con la moglie Anna Sartorio, opera un significativo recupero architettonico, ma soprattutto riconferisce un ruolo di rinnovato prestigio e fervente mondanità. In questo periodo il castello ospitò personaggi della politica, come il Ministro Luigi Federzoni, dellʼaristocrazia italiana, del mondo industriale e culturale. Anche Emanuele Filiberto dʼAosta soggiornò a Spessa nel 1927. La Seconda Guerra Mondiale interruppe questa fase di rinascita: il castello venne occupato da alti ufficiali americani, ma anche tedeschi.

Castello di Spessa

Questi ultimi utilizzarono come rifugio e deposito il bunker, realizzato negli anni ʼ30, che dalle cantine medievali scende in profondità con una scalinata di settanta gradini e che sbuca con due uscite a metà collina.
Termina la guerra e, scomparsi il Senatore Segrè e la moglie Anna Sartorio, la proprietà del castello passò a Michele Stavro Santarosa, figlio adottivo della coppia, di origini greche ma arruolatosi come volontario nellʼesercito italiano nel 1915.

Castello di Spessa
Il primogenito Giorgio trasforma la tenuta in unʼazienda vinicola e, parallelamente, mise in piedi un allevamento di cavalli creando la razza “ Spessa”, dal quale prese vita una scuderia che ottenne importanti successi.

Nel 1981 la tenuta è stata acquistata dallʼimprenditore friulano Loretto Pali, ed ora è il fiore allʼocchiello della Pali Wines.

Castello di Spessa

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Castello di Susans

02 mercoledì Lug 2014

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architettura rinascimentale, Camillo di Colloredo, castello del XIV secolo, conti di Gorizia, Fabrizio II di Colloredo, famiglia feudataria di Pers, fortificazioni medioevali, guerre feudali, maniero, Massimiliano d'Asburgo, Patriarca Ottobono, Patriarca Poppone, residenza fortificata, signori di Varmo

Castello di Susans

Per avere le prime testimonianze scritte di Susans bisogna giungere al 1036 allorchè il Patriarca Poppone donò alle monache di Santa Maria di Aquileia un terreno posto in villa de Suzen (o Susan, Suzan, a seconda delle varianti).

Del castello di Sussans, dato per già esistente o funzionante, si parlerà esplicitamente alle soglie del XIV secolo, in relazione agli interessi della famiglia feudataria di Pers (denominata precedentemente di Varmo), la quale vi aveva stabilito la residenza di uno dei suoi rami. La presenza dei signori di Varmo a Susans è strettamente collegata al dominio esercitato dalla nobile famiglia su San Daniele e il suo territorio, su investitura dei Patriarchi di Aquileia.

Castello di Susans

Nel 1199, nell’atto di fondazione dell’Ospedale di San Tomaso, Artuico di Varmo donò ai Cavalieri di San Giovanni anche i beni che lui ed i predecessori avevano in Susans, riservandosi l’uso di un manso e l’avvocazia sulla zona. Con testamento dei 16 marzo 1291 Asquino di Varmo lasciava eredi dei Castelli di Pers e di Susans i figli Federico e Walterpertoldo.

Nella guerra fra il Patriarca Ottobono dei Razzi e i Signori da Camino, alleati dei Conti di Gorizia, Federico di Pers, che si era schierato a fianco del Patriarca aquileiese, si vide attaccare e distruggere il Castello di Pers: lui stesso venne gravemente ferito e riparò in Susans che fu tenacemente difeso ma alla fine dovette capitolare. Federico di Pers riottenne Susans nel 1314 ma a patto di non compiere atti ostili contro i Conti di Gorizia: in pratica avrebbe dovuto rompere la fedeltà ai Patriarchi, cosa che Federico non poteva fare.

Castello di Susans

L’anno seguente infatti partecipò ad una alleanza di varie forze filopatriarcali contro Enrico di Gorizia, ma questi, venuto a conoscenza dei movimenti ai suoi danni, passò all’azione: mosse all’attacco di Susans e il Castello venne preso, saccheggiato e gravemente danneggiato e i tre figli di Federico finirono prigionieri. In seguito il maniero fu ripristinato e destinato a Federico di Savorgnano. Il castello però, a seguito del disinteresse dei successori di Federico di Pers, era stato parzialmente acquisito dai signori di Colloredo con una serie di atti che si protrarrà fino al 1347. Da notare che l’acquisizione di Susans era avvenuta poco dopo che i nobili di Colloredo avevano fondato l’omonimo castello. In questo modo, la famiglia suddetta, con Susans, Mels e Colloredo, i rispettivi castelli, villaggi e diritti, veniva creandosi uno spazio di potere sulla strada per la Germania e sul Fiume Ledra, ricco di mulini, proprio nel punto in cui era facile controllare gli stessi guadi dei Tagliamento.

Castello di Susans

Il castello si ritrovò ben presto nel vortice delle guerre feudali che insanguinavano il Friuli e nell’aprile 1350 fu preso e distrutto. E’ probabile che i nobili di Colloredo abbiano provveduto a ripristinare il luogo, poichè tra la fine dei 1300 e il 1415 Susans figura tra le voci dei Parlamento della Patria del Friuli con propria giurisdizione. Castello di Susans

Nuovi eventi bellici e fatti d’arme decretarono però la fine delle fortificazioni medioevali. Nel 1511 durante la rivolta contadina anche Susans fu dato alle fiamme.

La distruzione, però, non fu totale e danni ingenti non provocò neanche il successivo terremoto dei 26 marzo, tanto è vero che due anni dopo (nel 1513) il vecchio maniero potè resistere strenuamente, al comando di Camillo di Colloredo (che nell’occasione si ebbe le lodi di Venezia) all’assedio e agli assalti delle truppe imperiali di Massimiliano d’Asburgo. Tuttavia le lunghe lotte sopportate e le diverse vicissitudini storiche che lo ebbero come protagonista, alla fine, lo resero inabitabile da parte dei nobili di Colloredo, i quali gli preferirono la propria residenza, per cui la giurisdizione non veniva più esercitata nella residenza fortificata del Colle di Susans ma in quella di Colloredo.

Castello di Susans

Il nuovo edificio che verrà costruito nel diciassettesimo secolo, segnerà una svolta decisiva in quanto si differenzierà in maniera totale dal ruolo bellico giocato fino al 1500, diventando residenza prevalentemente estiva. Infatti il progetto fu elaborato a Firenze, presumibilmente da Fabrizio II di Colloredo ambasciatore, maggiordomo e consigliere di Ferdinando, figlio di Cosimo II. Tuttavia il protagonista della costruzione fu il nipote Fabio, delegato dallo zio marchese. Il giovane Colloredo segui anche i consigli degli zii materni Sergio e Antonio Pola, nobili di Treviso, esperti nell’edificazione e nella tenuta di palazzi urbani e ville di campagna. Nei primi mesi del 1640 l’opera era terminata.

Castello di Susans

Lo schema costruttivo dei castello di Susans ripete alcuni modelli propri dell’architettura militare del tardo medioevo, ma soprattutto dell’architettura civile rinascimentale e seicentesca.. Secondo Miotti la pianta grossomodo quadrata, con le quattro torri angolari sporgenti, richiama il castello svevo di Trani, il castello estense di Ferrara e le rocche di Riolo Terme e lmola in Romagna.

Castello di Susans

Il sisma dei 1976 causò notevoli danni al complesso che comunque venne salvato da irreparabili crolli solo per la sua forma e lo spessore della struttura muraria. La pianta, rafforzata agli angoli dalle quattro torri, si dimostrò una figura antisismica di particolare efficacia. Restaurato e riportato al suo antico splendore, ospita oggi al suo interno un ristorante che dispone di sale di varie dimensioni, arredate con mobili, quadri e stampe antiche, tali da renderlo adatto per incontri di particolare prestigio.

Castello di Susans

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Castello di Cassacco

16 mercoledì Apr 2014

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architettura fortificata, basso medioevo, castello del XIII secolo, castello medievale, famiglia di Montegnacco, fortilizio, Il Castello, periodo medioevale, Savorgnan della Bandiera, signori Cassinberg, signori Montegnacco

Castello di Cassacco

La posizione geografica lungo l’antica direttrice che conduceva oltre le Alpi ha favorito nei secoli, a decorrere probabilmente dall’età tardo-antica, la postazione difensiva del castello di Cassacco che tuttora mantiene intatte molte delle sue caratteristiche originarie.

Castello di Cassacco

Cassacco deriva dal latino castrum, ed infatti in epoca precedente al Medioevo vi sorgeva già un presido romano. Il Castello di Cassacco invece venne fatto costruire nel Duecento e nel 1254 divenne della famiglia di Montegnacco, successivamente divenne feudo prima dei della Torre poi dei Savorgnan della Bandiera nel 1338 su concessione del Patriarca Bertrando, nel 1466 fu venduto ai Signori di Montegnacco e da loro tenuto fino al 1947. Del periodo medioevale sono la torre sud e il piano terreno edificati su fondazioni tardo romane. Nel 1480 il castello venne restaurato e di quel periodo è dato l’attuale aspetto simmetrico. Da Aquileia nel XVI secolo furono trasportati due altorilievi romani effigiati, da poco tempo restaurati e collocati sul lato nord della parete lungo il fossato.

Castello di Cassacco

Il castello, dalla classica architettura fortificata, presenta un solido corpo centrale che raccorda due torri, ed è circondato da una cinta muraria interrotta da torrette. Soggetto nei secoli a molti interventi di restauro. Le lotte feudali non distrussero mai il castello che perciò ha conservato gran parte delle strutture, con alcune modifiche apportate nel basso Medioevo e nel Quattrocento quando fu costruita la chiesetta di Santa Maria Assunta. 

Il castello sorge all’estremità Sud di una collina che degrada verso la piana, nei dintorni di Trigesimo, ed è visibile dalla strada Pontebbana. L’attuale costruzione consta di due torri uguali, quadrangolari, a tre piani, con merlatura aggettante sorretta da archetti pensili e coperte da tetto di coppi, collegate fra loro da un corpo centrale armoniosamente inserito, con la facciata a tre archi a tutto sesto.

Castello di Cassacco

Sopra l’arco centrale, nel secolo XVIII o XIX, è stato addossato alla torre meridionale un avancorpo, con fini istituzionali, che mal si articola con la chiarezza e la linearità compositiva dell’edificio originale. Una cinta murata, a cui si appoggiano rustici di recente costruzione, circonda l’intero complesso e, tra il castello e il cortile, sono visibili i resti del fossato. La costruzione, ha avuto diverse e complesse fasi architettoniche. Già in epoca tardo romana (tra il IV e VI secolo), secondo l’autorevole opinione del Mommsen, esisteva un opera fortificata di cui si trovano tracce murarie nella fondamenta della torre di mezzogiorno, con preziose conferme nelle due statue murate sulle pareti del fossato.

Castello di Cassacco

Con ogni probabilità, come ipotizza il Miotti, verso il XI-XII secolo fu eretta la torre Sud ed il castello doveva avere carattere puramente difensivo, di fortilizio, per i signori Cassinberg. Il castello venne nel XV secolo acquistato dai signori Montegnacco che provvidero ad un radicale restauro nel 1480, com’è documentato da un’epigrafe murata sull’atrio. Da allora il castello non subì ne distruzioni né sostanziali mutazioni.

Castello di Cassacco

Una leggenda narra che questo castello e il vicino castello di Tricesimo, per oltre un secolo appartenuti alla stessa famiglia dei Montegnacco, fossero collegati da un cunicolo sotterraneo, a cui si accedeva scendendo quaranta gradini, e che nessuno ha mai individuato.

Nel 1976 il bel maniero subì danni a causa del terremoto; in seguito ricostruito, si presenta ad oggi come uno tra i più bei castelli della regione.

Castello di Cassacco

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