Carlo V. Gran Maestro dell’ordine dal 1506 al 1555.
L’Ordine del Toson d’oro fu istituito il 10 gennaio 1430 da Filippo III di Borgogna a Bruges per celebrare il proprio matrimonio con la principessa portoghese Isabella d’Aviz.
L’Ordine del Toson d’Oro venne modellato sull’esempio dell’Ordine della Giarrettierainglese, ma venne dedicato a Sant’Andrea, che ancora oggi è il patrono supremo dell’Ordine. Filippo di Borgogna, il fondatore, era infatti stato nominato cavaliere dell’Ordine della Giarrettiera a partire dal 1422, ma aveva rifiutato per evitare di recare offesa al vicino Re di Francia, col quale stava inaugurando una politica proficua per il suo stato.
Come l’Ordine della Giarrettiera, esso si distinse per avere un numero limitato di cavalieri che potevano ricevere l’onorificenza che inizialmente erano 24, passati già a 30 nel 1433 e divenuti 50 nel 1516, oltre chiaramente al sovrano.
La grande particolarità e novità di questo ordine che lo rese davvero esclusivo, il più importante in Europa e certamente uno dei più prestigiosi al mondo, furono gli straordinari privilegi di cui i suoi insigniti potevano disporre:
- Il sovrano dell’ordine era tenuto a convocare una riunione con la consulta dei cavalieri dell’Ordine del Toson d’Oro prima di entrare in guerra.
- Tutte le dispute tra i membri dell’ordine dovevano essere discusse dal consiglio dell’Ordine stesso.
- Alla morte dell’insignito le insegne dovevano necessariamente tornare all’Ordine, con pesanti multe e ammonizioni per quanti non rispettavano questa regola.
- I cavalieri dell’Ordine godevano di una quasi totale immunità giudiziaria.
- L’arresto di uno degli insigniti doveva essere siglato da almeno sei del totale dei cavalieri insigniti e, prima della sentenza, l’accusato non poteva essere imprigionato, ma rimaneva in custodia degli altri cavalieri.
- L’Ordine era esplicitamente negato per gli eretici, divenendo esclusivamente per cattolici dopo la controriforma.
- L’Ordine veniva concesso esclusivamente a nobili. Per quanti non lo fossero all’atto della consegna del collare (il che era già di per se stesso un caso raro), venivano nobilitati con l’atto stesso di conferimento.
Il più famoso gran maestro dell’ordine fu Carlo V (1500-1558), imperatore del Sacro Romano Impero, che ne fece membri anche suo figlio Filippo II ed l’ammiraglio genovese Andrea Doria, il duca di Parma Alessandro Farnese fu insignito a seguito delle sue imprese militari ed il granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici, per i servigi resigli da quest’ultimo. La prestigiosissima onorificenza consacrò definitivamente la gloria, il potere e la nobiltà della stirpe medicea.
Altri personaggi italiani a cui è stato conferito il cavalierato dell’ordine sono Galeazzo Caracciolo, Marcantonio Colonna e, in seguito, anche molti altri membri della stessa famiglia Colonna, Guidobaldo II della Rovere e suo figlio Francesco Maria II della Rovere, Francesco IV d’Este, Ferrante I Gonzaga, Vespasiano Gonzaga, Raimondo Montecuccoli e, nel 1627, Tiberio Vincenzo Ventimiglia del Bosco, principe di Cattolica e duca di Misilmeri, suocero di Luigi Gonzaga di Castiglione. L’Ordine in breve tempo divenne uno dei più prestigiosi in Europa, ed entrare a farne parte significava essere riconosciuto a tutti gli effetti come membro dell’alta nobiltà europea.
L’insegna dell’Ordine riprendeva il mitico vello d’oro rubato dagli Argonauti nella Colchide.
L’ordine ha i seguenti motti:
- “Pretium Laborum Non Vile”
- “Ante ferit quam flamma micet”
- “Non Aliud”
Quest’ultimo era il motto personale del duca Filippo di Borgogna del quale non si hanno notizie storiche sul perché abbia prescelto il vello della tradizione greca. Secondo alcune interpretazioni esso sarebbe semplicemente un segno della ricchezza apportata dal commercio della lana nelle Fiandre[1] o la visione del viaggio degli Argonauti in oriente come in parallelo la conduzione di una crociata contro i turchi (personificando quindi Giasone col duca Filippo).
- Collare — Il collare dell’ordine è ancora oggi formato da acciarini (detti anticamente focili) d’oro contrapposti a gemme che simulano pietre focaie e sprizzanti simboliche fiammelle (cioè scintille). Il collare presenta nella sua parte inferiore la figura di una pelle di ariete (il “tosone”, dal francese toison, propriamente il vello tosato, con allusione al Vello d’oro della mitologia) e reca anche il motto “pretium non vile laborum”. Il collare era utilizzato per le cerimonie ufficiali e vi erano anche versioni ridotte destinate ai bambini.
- Nastro — Dal XVI secolo, per praticità, entrò in uso anche il nastro da collo che portava in sospensione la figura di una pelle di ariete. Il nastro era rosso. Questo modo di portare l’Ordine era utilizzato per la quotidianità e veniva sostituito dal collare per le cerimonie più importanti.
Inoltre, l’interpretazione dell’immagine del Toson d’oro ha anche ragione in termini di simbolismo: la pecora è l’epitome di innocenza e l’oro è simbolo della spiritualità, di modo che gli Argonauti assumono connotati particolari, come di coloro che cercavano la grandezza dello spirito per depurare l’anima.
Influenza e potere dell’Ordine del Toson d’Oro
Nel XVI secolo, il gran magistero dell’Ordine passò di diritto all’Imperatore Carlo V del Sacro Romano Impero, avendo egli ereditato la Borgogna da sua madre, erede dell’ultimo duca. Dal momento che sotto il suo governo era stata praticamente riunita tutta l’Europa, l’Ordine del Toson d’Oro divenne la più potente organizzazione cavalleresca esistente nel mondo. L’Ordine ricevette quindi la piena approvazione e il totale sostegno della Santa Sede, che gli concesse quindi anche speciali privilegi spirituali. Oltre all’Imperatore, quindi, l’Ordine comprese ben presto anche altri importanti cavalieri come i re di Francia, Portogallo, Scozia, Ungheria e Polonia oltre ai duchi di Baviera, Sassonia, Firenze, Savoia e Danimarca e molti altri. Nel 1577Filippo II di Spagna, figlio di Carlo V, ottenne da papa Gregorio XIII l’esclusività di nominare cavalieri tra le alte classi sociali, rendendo quindi l’Ordine ancora più influente e migliorando lo stesso status sociale del cavalierato.
L’Ordine divenne universalmente il più importante di tutti, e persino i cavalieri dell’Ordine del Santo Sepolcro, che presso la Santa Sede erano considerati i primi, e quelli della Milizia Aurata (l’unico, al tempo, Titolo di rango e nobilitazione della Santa Sede e dello Stato Pontificio) dovevano cedere il passo a quelli del Toson d’Oro; a ricordo di questo, le citazioni relative a Benedetto XIV del conte Bertucci sul suo Trattato “I Titoli Nobiliari e Cavallereschi prima e dopo il 1870”, pubblicato nel 1925. Così facendo, dal XVII secolo (come sostiene lo storico olandese Huizinga), l’ordine del Toson d’oro non venne più trattato come un’unione cavalleresca, divenendo innanzitutto un privilegio reale, perdendo completamente il significato originale e divenendo di fatti un simbolo di distinzione e di fiducia regia.
- 1430: i primi cavalieri erano 24 nobiluomini della corte di Filippo di Borgogna.
- 1433: il numero era salito a 30 cavalieri.
- 1516: il numero viene aumentato a 50 cavalieri.
- XVII secolo: il numero viene aumentato a 60 cavalieri.
- XVIII secolo: il numero viene aumentato a 70 cavalieri.
- XIX secolo: il numero dei cavalieri diviene illimitato.
L’aumento del numero dei membri dell’ordine era un chiaro segno della crescente potenza dell’Impero degli Asburgo e della sua espansione. A queste norme si adeguò ben presto anche il ramo spagnolo dell’Ordine ma più per coerenza storica che per effettive esigenze di aumentare il numero dei cavalieri.
Attualmente i due ordini mantengono la prevalenza di nomine entro le teste coronate e i maggiori nobili d’Europa e del mondo, sebbene nel ramo spagnolo siano stati ammessi anche politici di rilievo e borghesi. Nel ramo spagnolo, l’unico considerato propriamente “statale” è stata abolita l’esclusività di concessione ai cattolici.
L’ordine austriaco
Il Feldmaresciallo Radetzky. Si noti al collo l’insegna del Toson d’Oro austriaco.
L’Ordine austriaco del Toson d’Oro era indubbiamente il più antico degli ordini stabiliti sotto questo nome, e derivava il proprio conferimento direttamente dal computo delle onorificenze imperiali in quanto concesse dalla casa degli Asburgo. Esso era nello specifico riservato a nobili di religione cattolica e veniva conferito direttamente dall’Imperatore. Al momento della salita al trono di Maria Teresa, però, si pose il problema del ruolo di gran maestro, in quanto l’Ordine non ammetteva dame nella compagnia. Per arginare questa problematica, il gran magistero dell’Ordine venne concesso a suo marito Francesco I.
Al crollo della monarchia austriaca dopo la fine della prima guerra mondiale, Alberto I del Belgio richiese che la sovranità e il tesoro dell’Ordine venissero trasferiti nelle sue mani, in quanto egli era ufficialmente anche duca di Borgogna, medesimo titolo acquisito per discendenza che deteneva il fondatore dell’Ordine. La questione, sottoposta alle commissioni di pace, venne seriamente presa in considerazione dagli alleati vittoriosi a Versailles, ma venne rifiutata infine per intervento di Alfonso XIII di Spagna, che promosse a favore diCarlo I d’Austria la detenzione dell’Ordine di collazione austriaca come ordine personale della casata, difendendo nel contempo i propri diritti sull’omonimo ordine spagnolo.
La sovranità rimase per tanto al capo della casata degli Asburgo d’Austria, dopo Carlo I passo a suo figlio Ottone d’Asburgo-Lorena, e poi al figlio di questo Carlo d’Asburgo-Lorena attuale capo della casa imperiale d’Austria.
abito da cerimonia dell’ordine del toson d’oro
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