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Il Castello di Montanaro nel 1164 fu infeudato dall’imperatore Federico Barbarossa al marchese Guglielmo IV di Monferrato, che vi pose suoi vassalli parenti canavesani. All’inizio del XIV secolo l’intera Montanaro risultava sottoposta giurisdizionalmente agli Abati di Fruttuaria che esercitarono quasi sempre le loro competenze con umanità, equità e senso della misura. Essi permisero alla comunità montanarese di munirsi di torri, mura, fossati e ricetto (1300) per difendersi da scorrerie e saccheggi.

Castello di Montanaro

 

Il castello medievale è citato nel 1395 fra le proprietà del monastero di San Savino di Piacenza, nel 1465 un decreto dell’Abate stabiliva che nessun nobile potesse acquistare o affittare beni a Montanaro. Nel 1475 Galeazzo Sforza prese possesso del castello e rinforzò le mura. I legami fra comunità e abbazia continuarono senza turbamenti e in seguito furono rafforzati con la nomina, nel 1526, del Cardinale Bonifacio Ferrero Vescovo d’Ivrea ad Abate: egli provvide a ricostruire il castello semidistrutto nel 1515 dalle soldatesche francesi e, in una torre appositamente alzata, a installare le zecca (Torre della Zecca – XIV / XVI).

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Gli Abati fruttuariensi, infatti, fra le altre attribuzioni, erano investiti del potere di battere moneta, prerogativa di alto Principato: “regalis iuris est facultas cudendi monetas” (numerosi esemplari si possono oggi ammirare nei Musei di Torino e di altre città).

IMG_0012Tale funzione fu esercitata fino al 1582 allorché la zecca montanarese fu chiusa da Carlo Emanuele I di Savoia. In questo periodo si batterono monete in oro, argento ed eroso e ne uscirono scudi d’oro del sole, testoni d’argento e da otto grossi comabò o comuti, denari, soldini, quarti di soldi a testimoniare la ricchezza delle terre fruttuariensi.

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In seguito appartenne a diverse famiglie nobili: Cossadoca, Da Rizzolo, Dal Pozzo, Portapuglia. Fu parzialmente ricostruito nel 1692 dai conti Marazzani, e in seguito fu trasformato in villa residenziale.
Nel 1799 fu utilizzato dalle truppe austro russe del gen. Suvarov. Nel Novecento ospitò prima i ragazzi della Gioventù Italiana del Littorio, e poi quelli del brefotrofio provinciale.

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Rifatto in parte nel secolo scorso, il Castello conservava della struttura cinquecentesca le torri settentrionali, le prigioni, la torre delle zecca in cui il Cardinale coniava monete. Su una delle torri (torre del Dongione) è ancora oggi visibile lo stemma del casato Ferrero: un leone azzurro con lingua ed unghie rosse in campo d’argento, ornate dal cappello verde.

Castello di Montanaro
Il castello, a pianta rettangolare, nonostante la trasformazione in senso residenziale presenta, ancora ben evidenti, i caratteri legati all’originaria funzione difensiva: mura possenti e robuste torri squadrate agli angoli.
Un timpano triangolare movimenta la facciata sul lato dell’ingresso.

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