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Arsoli, Benedettini di Subiaco, Castelli della provincia di Roma, castello baronale, Castello del X secolo, Fabrizio Massimo, famiglia Zambeccari, fortificazione monastica, giardini all'italiana, Il Castello, Maria Cristina di Sassonia, Massimiliano Massimo, Principi Massimo, stile neogotco
Situato sul colle di Belmonte, Castello Massimo sovrasta con la sua imponenza la città di Arsoli.
Il castello di Arsoli nasce nel X secolo come convento fortificato dei Benedettini di Subiaco e nel 1574 diventa proprietà della famiglia dei Principi Massimo, per opera di Fabrizio Massimo che comprò il feudo dalla famiglia Zambeccari.
Fu San Filippo Neri, padre spirituale e amico di famiglia, a consigliarne l’acquisto, sperando che l’aria di quel luogo potesse giovare alla salute cagionevole del figlio del Principe Fabrizio, Paolo, come documentato anche da un iscrizione nell’armeria del castello.
Rimaneggiato nel Medioevo, dal XVI secolo cominciò a vivere un periodo di splendore, quando Fabrizio Massimo ricostruì l’edificio nelle forme di palazzo baronale turrito e merlato, addossandolo ai resti della primitiva rocca.
Fabrizio Massimo, primo signore di Arsoli, fu un feudatario illuminato, portò innumerevoli benefici e migliorie al paese; restaurò le chiese, costruì un acquedotto, volle la redazione di un nuovo statuto cittadino, fece impiantare fabbriche e manifatture, con la formazione di una corporazione di arti e mestieri e fece bonificare i terreni per incrementare l’agricoltura; fu l’artefice di una nuova condizione socio-economica del paese di Arsoli.
Restaurò infatti il castello, avvalendosi dell’opera dell’architetto Giacomo Della Porta a cui affidò anche la costruzione della importante chiesa del S.S. Salvatore. Il castello acquisì un uso di vita rinascimentale, arricchito da affreschi, giardini e da un teatro in cui gli stessi arsolani potevano assistere ad alcuni spettacoli.
Da allora per vari secoli è rimasto il fulcro di un feudo importante per la famiglia Massimo, che ne ha sempre curato l’aspetto culturale e politico, con l’aiuto delle parentele e relazioni con l’Italia e l’Europa e gli incarichi politici presso i pontefici del tempo, e che si riflettono nello sviluppo del paese e nei numerosi successivi interventi architettonici sul castello, seguendo la moda dell’epoca.
Così nascono gli affreschi settecenteschi di Benefial del salone principale, il romantico giardino pensile, gli apporti ottocenteschi di gusto neogotico tedesco di Maria Cristina di Sassonia, moglie di Massimiliano Massimo, che ha anche voluto i giardini all’italiana nel parco davanti al castello come dono al suo consorte.
All’interno sono conservati arredi d’epoca, una raccolta di strumenti musicali nonché armature ed armi antichi.
La Sala del Trono presenta volte decorate da Federico e Taddeo Zuccari.
Altri affreschi ben conservati si trovano nel Salone.
Nel castello si trova anche una cappella gentilizia dedicata a San Filippo Neri con una splendida facciata decorata da tarsie marmoree del XIII secolo, che ricordano i mosaici cosmateschi del monastero di Subiaco.
Dal balcone di un giardino pensile si gode il panorama sottostante costituito da un bel giardino all’italiana con arabeschi di cespugli che circondano fontane.
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