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Aldobrandeschi, Castelli dell'Amiata, Castelli della Maremma, Contea di Sovana, duchi di Spoleto, famiglia Aldobrandeschi, famiglia Orsini, Federico II di Svevia, Fortificazioni, Medioevo, repubblica di Siena, Rocca, Sforza
Le rocche aldobrandesche sono fortificazioni fatte costruire o entrate in possesso della famiglia Aldobrandeschi nobile famiglia comitale, che nel corso del Medioevo dominò vasti feudi nella zona della Maremma e dell’Amiata attualmente localizzata ai confini tra Toscana e Lazio e della Valdelsa senese.Di origine longobarda, discendevano dai duchi di Spoleto Il de brando e Mauringo ed appartenevano alla stessa stirpe dei Re d’Italia Liutprando, Ansprando ed Ildebrando, i loro domini si incentravano sulle località di Colle Val d’Elsa, Santa Fiora,Arcidosso e di Sovana (antica Soana), oltre a Tuscania in territorio laziale.Tradizionalmente ghibellini, gli Aldobrandeschi passarono al campo guelfo dopo la morte dell’imperatore Federico II di Svevia nel 1250, questo non impedì però che i loro possedimenti venissero progressivamente erosi dalla Repubblica di Siena, alla quale essi si sottomisero con un atto del 1331.
Nel 1331 Arcidosso venne cinto d’assedio per sei mesi dall’esercito senese guidato da Guidoriccio da Fogliano; alcuni della famiglia Aldobrandeschi in quei giorni si trovavano nel Castello di Arcidosso difeso da due ben distinte cerchie murarie e torri. Solo dopo aver scavato un tunnel i senesi conquistarono il Borgo.
Guglielmo e Omberto Aldobrandeschi sono ricordati da Dante (Purgatorio, XI, 58-72); il grande papa riformatore (Il de brando di Sovana) e santo Gregorio VII apparteneva alla famiglia Aldobrandeschi.
Nel 1274, i loro possedimenti nella Toscana meridionale furono ripartiti nella Contea di Sovana e nella Contea di Santa Fiora, che da allora furono governate da due rami distinti della famiglia. La successiva estinzione del ramo di Sovana fece ereditare l’antico stato alla famiglia Orsini, determinando la nascita della Contea di Pitigliano; la successiva estinzione del ramo di Santa Fiora fece ereditare agli Sforza il territorio rimasto della contea.
Si differenziano dai castelli isolati per la loro ubicazione nella parte sommitale all’interno di borghi o insediamenti abitativi.
Le caratteristiche delle rocche aldobrandeche erano generalmente costituite da un corpo di fabbrica principale, il palazzo padronale, e da una torre attigua dalla quale era possibile svolgere funzioni di avvistamento e, talvolta, anche difensive.
In alcuni casi il complesso della rocca era più articolato, tanto da poter essere considerato come un vero e proprio castello urbano, essendo delimitato da una indipendente cerchia muraria, ben distinta da quella del rimanente abitato, e costituito da più fabbricati autonomi collegati tra loro da una serie di vicoli. Esempi di questo tipo sono il Castello di Montemassi e il Castello di Rocchette di Fazio, inquadrabili comunque come rocche aldobrandesche.
Un caso a parte è rappresentato, invece, da Palazzo Aldobrandeschi a Grosseto. L’edificio, ristrutturato quasi interamente agli inizi del secolo scorso, era un palazzo signorile in epoca medievale dove risiederono anche gli Aldobrandeschi, ma era completamente distinto dall’antica rocca aldobrandesca di Grosseto, completamente scomparsa nel corso del tempo.
Il territorio controllato dagli Aldobrandeschi comprendeva una vasta area a cavallo tra la Toscana centro-meridionale ed il Lazio settentrionale, interessando in modo più o meno diffuso gli attuali territori provinciali di Grosseto, Livorno, Siena e Viterbo.
Nel corso del tempo si è verificata la spartizione dei territori nella Contea di Sovana e nella Contea di Santa Fiora, gran parte delle quali furono ereditate, in epoche diverse, rispettivamente dagli Orsini e dagli Sforza. Altri territori furono persi, soprattutto a vantaggio della Repubblica di Siena.
Numerose sono le fortificazioni, costruite o conquistate dalla famiglia Aldobrandeschi, che hanno svolto in epoca medievale le funzioni di rocca aldobrandesca.
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